28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
ABRUZZO

Terremoto: le imprese agricole ancora in grande difficoltà

CIA: «“No” a misure penalizzanti. Rivedere le norme sul fisco e sui contributi previdenziali»

ROMA - E’ estremamente penalizzante il Decreto legge n. 78 del primo luglio 2009 inerente ai «Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali», all’articolo 25, commi 2 e 3. Esso, infatti, prevede che la ripresa delle riscossioni dei tributi, dei contributi previdenziali ed assistenziali non versati, per effetto delle sospensioni disposte, da parte dei soggetti con domicilio fiscale nei comuni colpiti dal terremoto del 6 aprile scorso, avvenga a decorrere dal gennaio 2010, mediante 24 rate mensili». E’ quanto afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi, sollecitando un pronto intervento che eviti ulteriori conseguenze.

«A poco più di tre mesi dal tragico sisma che ha colpito la provincia de L’Aquila, la situazione per le imprese -afferma Politi- resta alquanto difficile. L’economia delle zone colpite non ha ripreso il normale andamento e difficilmente, nonostante gli sforzi delle Autorità a tutti i livelli e delle popolazioni, ciò potrà accadere in tempi brevi.

«Quindi, caricare, ad appena otto mesi di distanza dal drammatico sisma, quanto non versato per effetto delle sospensioni dei versamenti e dei pagamenti, decretate dal 6 aprile al 30 novembre 2009, nel corso dei due anni successivi significa -avverte il presidente della Cia- far gravare ulteriormente sui cittadini e sugli imprenditori le difficoltà economiche e sociali subite a causa del terremoto».

«Riteniamo -scrive Politi- che tale disposizione abbia conseguenze fortemente negative per l’intera economia dell’area interessata dall’evento sismico e, nel contempo, contraddica quanto deciso nel passato, da parte del governo, in occasione di simili calamità che hanno colpito altre parti della nostra Penisola. Ricordiamo, infatti, che per il terremoto della Sicilia del 1990 lo Stato si accollò il 90 per cento delle tasse e che negli altri casi l’onere fu assorbito, sempre dallo Stato, per il 60 per cento di quanto dovuto dai contribuenti».

«Pensiamo, pertanto, che sia necessario eliminare dal testo del Decreto legge le norme in questione e rinviare il tutto -sottolinea il presidente della Cia- a successivi atti dei competenti ministeri, confermando, nello stesso tempo, le modalità agevolative applicate in passato. Questo al fine di evitare ulteriori penalizzazioni per i cittadini e le imprese delle zone devastate dal terremoto».
Da qui la richiesta di Politi al presidente del Consiglio «di fare il possibile per poter arrivare ad un’equa soluzione».