29 marzo 2024
Aggiornato 12:00
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Confindustria: Pil 2009 sfiora -5%,in due anni 1 mln senza posto

Segnali positivi ma ripresa ripida. Marcegaglia: «Subito riforme»

ROMA - Tonfo di quasi il 5% per il Pil nel 2009, deficit e debito fuori controllo e un milione di italiani senza lavoro in due anni. E' questo il bilancio della «pesante» crisi economica, «la peggiore dal dopoguerra», tracciato dal Centro studi di Confindustria, in occasione del seminario sulle previsioni per l'economia italiana. Gli industriali intravedono tuttavia i primi segnali positivi ma avvertono: «L'emergenza non è finita e la ripresa sarà ripida, faticosa e impegnativa». E per intraprendere il sentiero di una crescita duratura, Emma Marcegaglia torna a chiedere «subito riforme strutturali» o si rischia la tenuta del sistema sociale.

PIL - Sui dati del Pil Confindustria vede molto più nero rispetto a soli tre mesi fa e si mostra più pessimista del governo, ma in linea con i principali istituti nazionali e internazionali. La crescita dell'economia italiana, secondo il Centro studi di viale dell'Astronomia, si contrarrà del 4,9% quest'anno (la stima del Csc a marzo era del -3,5%, mentre il governo prevede tuttora un calo del 4,2%), per poi tornare positiva l'anno successivo con una variazione del +0,7%. Risalita che tuttavia lascia prudenti gli industriali: «I segnali di miglioramento - dice il numero uno degli imprenditori - sono ancora molto deboli» e «noi continuiamo a sentire sulla pelle del sistema produttivo una situazione pesante». Per queste ragioni, afferma, «rimaniamo prudenti».

RIFORME - Condizione «cruciale» per il ritorno alla crescita, secondo il Csc, «è la stabilità dei mercati finanziari, la minore selettività del credito (che in Italia penalizza soprattutto le Pmi) e il ristabilirsi della fiducia di imprese e consumatori sui livelli più elevati degli attuali». Ma soprattutto si deve aprire una stagione di «ristrutturazioni profonde». Senza una crescita più alta, sottolinea Confindustria, «diventano insostenibili gli standard di welfare state e si incrina la coesione sociale». E le riforme sono «vitali e urgenti», altrimenti, dice Marcegaglia, «si rischia di aspettare ancora altri cinque anni per tornare ai livelli di crescita pre-crisi».

Tra le riforme strutturali, Marcegaglia elenca la 'sburocratizzazione', la riforma dell'istruzione, il ritorno alla legalità soprattutto al Mezzogiorno, le liberalizzazioni, la riforma della Pubblica amministrazione e del processo civile.

«Sono tutte riforme - è convinta la presidente di Confindustria - che possono dare potenziale di crescita al nostro paese». Si tratta di un percorso che si può intraprendere, ma, avverte, «serve una volontà politica forte». Occorre, insomma, farle subito o altrimenti «quando la crisi sarà meno forte prevarranno le barriere e le lobby». Secondo una stima del Centro studi, il Pil italiano potrà guadagnare almeno il 30% nei prossimi 20 anni facendo leva su infrastrutture, istruzione, pubblica amministrazione e liberalizzazioni.

OCCUPAZIONE - Uno sforzo serve soprattutto per bloccare l'emorragia nel mercato del lavoro. Dal primo trimestre del 2008 al primo trimestre del 2010 saranno complessivamente circa 1 milione i lavoratori che andranno in Cig o perderanno il posto di lavoro. E il rischio è quello, sottolinea il Csc, di «una caduta ancora più accentuata». Il deterioramento del mercato del lavoro si accentuerà nel secondo trimestre del 2009 (-1,1% congiunturale), ma rallenterà progressivamente nei mesi successivi. L'occupazione calerà del 2,7% quest'anno e tornerà a crescere già nel secondo trimestre del 2010, anche se registrerà una flessione annua dello 0,6% per effetto del trascinamento. Il tasso di disoccupazione salirà invece al 9,3% nel 2010 (8,6% quest'anno). A farne le spese soprattutto i lavoratori dell'industria per i quali il Csc stima una flessione di circa 257 mila unità nel 2009 (-6,2% rispetto al 2008).

CONTI PUBBLICI - Notizie non meno negative anche sul fronte dei conti pubblici: deficit e debito per effetto della crisi invertono il trend e tornano a risalire. Per riportarli sotto controllo occorre, secondo gli economisti di Confindustria, mettere in campo nel medio-lungo periodo «politiche correttive» in assenza delle quali si potranno generare «dubbi sulla sostenibilità delle finanze pubbliche». Il centro studi prevede che quest'anno il disavanzo salirà al 4,9%, per scendere leggermente nel 2010 (4,7%). Anche il debito continuerà a crescere: 114,7% del Pil nel 2009 e 117,5% il prossimo anno. Il peggioramento del deficit è attribuibile principalmente alla dinamica delle entrate che, per la prima volta dal dopoguerra, sono stimate in diminuzione: -1,4% rispetto al 2008.