16 aprile 2024
Aggiornato 09:00
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FIPE: «Bar senza più ‘i quattro amici’»

Il bar moderno e metropolitano è ben lungi dal somigliare a quelli dell’Otto e Novecento dove fu fatta anche la storia d’Italia

ROMA - Vecchio caffè storico, addio. Il bar moderno e metropolitano è ben lungi dal somigliare a quelli dell’Otto e Novecento dove fu fatta anche la storia d’Italia e che furono spesso il luogo di ispirazione di poeti e scrittori. Il bar come luogo di ritrovo fra quattro amici adesso esiste solo nei piccoli centri.

La città con i suoi tempi serrati non consente più alla gente di vivere il pubblico esercizio come il luogo di ritrovo e di socializzazione ed ha obbligato il bar ad una trasformazione per assecondare il nuovo tipo di domanda di una clientela sempre più affannata e costretta ad una corsa contro il tempo. Così cambia anche l’offerta e il core business non è più rappresentato dalla semplice consumazione a cui si è costretti ad affiancare multiservizi, dalle ricariche telefoniche ai pagamenti delle bollette, fino alle prenotazioni per il teatro.

Dei 150mila bar italiani, in media uno ogni 400 abitanti, molti stanno affrontando un cambiamento radicale nel format con il rischio di far scomparire il modello tradizionale. Interpretando i cambiamenti degli stili di vita degli italiani, il bar delle grandi aree urbane sta incentrando il suo business sempre più sulla pausa pranzo la cui domanda è costantemente in crescita per i nuovi stili di vita degli italiani. L’apertura al pubblico dell’attività si è estesa fino alle 14 ore giornaliere ed ha richiesto una manodopera complessiva del settore di circa 320mila addetti in grado di generare un fatturato pari a 12 miliardi e mezzo di attività.

Dati alla mano, un’analisi effettuata dal Centro Studi Fipe, in occasione di TuttoFood, la fiera milanese internazionale sull’agroalimentare dimostra che la redditività del bar stenta però ad aumentare. Secondo Edi Sommariva, direttore generale Fipe, «La crescita esponenziale dei costi, soprattutto di affitto, non è compensata dal prezzo unitario modesto, a partire da quello del caffè. Tale situazione è esasperata ancora di più dall’aumento esasperato della concorrenza che ha portato il numero dei luoghi di consumo, compresa la distribuzione automatica, addirittura al tetto dei 2,6 milioni. Da qui l’iniziativa di diventare sempre più un luogo polifunzionale». Un cambiamento che mette a rischio la sopravvivenza di tutti quei locali sotto i 60 mq che per motivi di spazio non potranno cogliere questo cambiamento».