26 aprile 2024
Aggiornato 07:30
Una leva per il federalismo, ma occorre più attenzione all’equità

Addizionale comunale IRPEF: cresciuta 16 volte in 10 anni

Cisl Fp e Cgia Mestre: “Riqualificare la spesa pubblica è un obiettivo comune a tutte le categorie produttive”

Uno dei principi del federalismo fiscale consiste nell’autonomia tributaria degli enti territoriali, da realizzarsi anche attraverso l’assegnazione di spazi di manovra su tributi statali. L’addizionale comunale Irpef costituisce una delle principali leve fiscali a disposizione dei comuni nell’ultimo decennio. Oggi la più importante visto che la progressiva riduzione delle imposte locali sui beni patrimoniali (Ici) decisa dall’alto, che ha compresso i margini di autonomia dei comuni, ha spostato il peso fiscale sui redditi da lavoro, dipendente e autonomo.

La Cisl Funzione Pubblica, in collaborazione con il Centro Studi Sintesi di Venezia, ha realizzato uno studio con l’obiettivo di scattare un primo piano su uno dei principali tributi locali del Belpaese; una radiografia tutta italiana con una storia che inizia dieci anni fa, nel 1999.

Ed è proprio nella cronologia degli eventi che emergono i risultati più interessanti. A cominciare dal gettito che è passato dai 156 milioni di euro del 1999 ai circa 2,6 miliardi del 2008.

Nel corso del tempo il numero di amministrazioni comunali che si sono avvalse dell’addizionale Irpef è cresciuto progressivamente, anche a seguito della costante flessione dei trasferimenti erariali. Nel 2008 i comuni che hanno applicato l’addizionale sono stati 6.133, pari al 75,7% del totale, mentre nel 1999, l’adozione dell’imposta aveva coinvolto appena il 30% dei municipi.

A livello territoriale sono soprattutto i comuni marchigiani ad avvalersi dell’addizionale Irpef: nel 2008 ben il 97,6% degli enti applicano l’addizionale, seguiti dai municipi del Lazio (92,6%), del Veneto (90,9%) e dell’Emilia Romagna (90,6%). Diversamente, tale tributo viene poco utilizzato dai comuni della Valle d’Aosta e del Trentino-Alto Adige, rispettivamente dal 2,7% e dal 5,3% degli enti; tale situazione è prevalentemente imputabile al particolare assetto istituzionale vigente nei territori a statuto speciale, che produce effetti anche sulle risorse a disposizione delle amministrazioni comunali.

Una analisi molto dettagliata, che ha calcolato anche il gettito medio per ogni cittadino.

Sebbene la dinamica del gettito segua inevitabilmente quella delle aliquote e della percentuale di comuni che la applicano, tra il 1999 e il 2008 il gettito medio per ciascun contribuente è passato da 26 a 104 euro.

Questa la situazione a livello nazionale. Se poi si osservano i dati medi dell’imposta, regione per regione, si scoprono tutti i record del Belpaese. Nel 2008 i comuni liguri hanno superato le amministrazioni marchigiane e laziali per quanto concerne il livello di imposizione; nell’ultimo anno il gettito medio derivante dall’addizionale Irpef è stato di 133 euro per contribuente in Liguria, di 126 euro nelle Marche e nel Lazio, di 109 euro in Emilia Romagna. Dall’altro lato della graduatoria, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta si confermano ampiamente staccate, rispettivamente con 49 e 66 euro per contribuente. Negli ultimi anni, si segnala la crescita dell’addizionale nei comuni del Friuli-Venezia Giulia che, nonostante i benefici derivanti dall’appartenenza ad una Regione a statuto autonomo, hanno comunque incrementato l’Irpef locale del +125% (tra il 2006 e il 2008).

Nella sostanza, a seconda dell’entità dell’imposizione, si possono individuare tre aggregati territoriali. Molto semplicemente, l’articolazione potrebbe essere la seguente:

elevata imposizione. Si tratta dei comuni di Liguria, Marche e Lazio; tali enti fanno registrare un gettito per contribuente ben superiore alla media nazionale (tutte oltre i 120 euro);

bassa imposizione. I comuni di Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta presentano, come si è già messo in evidenza, una imposizione contenuta, su valori molto lontani dalla media nazionale;

media imposizione. Complessivamente, i comuni delle rimanenti regioni fanno registrare un gettito dell’addizionale Irpef in linea con lo standard nazionale; più precisamente, si passa dai 109 euro per contribuente dei comuni emiliani ai 91 delle amministrazioni friulane.

L’addizionale Irpef, riveste notevole importanza per le politiche degli Enti locali poiché ne esalta il ruolo di gestore delle risorse periferiche dello Stato e quindi la possibilità di attuare e programmare scelte di politica economica più attente alla dimensione territoriale. Proprio per questo incrementandone la progressività se ne potrebbe fare una leva importante del riassetto federale.

«L’attuazione di un federalismo fiscale solidale e responsabile è una necessità che non può essere rinviata – è il commento dei Giovanni Faverin, segretario della Cisl Fp. «Deve rappresentare anche un’occasione per riequilibrare il nostro sistema fiscale in direzione di una maggiore equità e di un riallineamento con gli standard europei».

«In questo senso c’è una chiara convergenza di interessi di tutte le categorie produttive, dei lavoratori dipendenti così come degli artigiani: l’attuazione del federalismo sarà utile – spiega Faverin - se riuscirà a produrre nel sistema un risparmio di risorse e non un aggravio di spesa. La riforma non dovrà cioè limitarsi a spostare il baricentro delle uscite dal centro alla periferia, ma dovrà realizzare un obiettivo più ambizioso come quello di rilanciare la qualità della spesa e il miglioramento dei contri pubblici, collegandoli ad un deciso innalzamento dell’efficienza delle amministrazioni e dei servizi livellato sulle migliori pratiche esistenti. 

Questa è oggi la direzione obbligata, in una prospettiva che raccolga l’esigenza di valorizzare la dimensione locale a livello istituzionale, fiscale, contrattuale, di welfare, ma che la coniughi con i principi di responsabilità, valutazione, capacità di risposta alle esigenze dei cittadini e delle imprese».

Anche il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi, da sempre attento ai temi finanza locale, condivide la necessità di un approfondimento sul percorso federalista:

«Accelerare verso il compimento della riforma federalistica è un obbiettivo indispensabile per ottenere una contrazione della spesa pubblica improduttiva attraverso una maggiore responsabilizzazione dei centri di spesa locali con la conseguente riduzione del carico fiscale eccessivamente pesante sui contribuenti italiani.

L’iniziativa della FPS Cisl Funzione pubblica va nella direzione giusta e dimostra come in questo Paese ci sia la necessità di mettere assieme organizzazioni di natura diversa ma con un unico obbiettivo: quello di migliorare le condizioni dei lavoratori siano essi autonomi o dipendenti».