19 aprile 2024
Aggiornato 22:00

Contro i “falsi” succhi di arancia Fedagri propone un patto con la GDO

Al via libera del Senato ai “falsi” succhi di arancia Fedagri-Confcooperative oppone un secco no

ROMA - Il via libera dato dal Senato italiano alle bevande «al gusto» o «al sapore» di arancia senza arance è un danno per il settore agroindustriale dei succhi, sia per i quantitativi di arance che non verranno trasformate che per la concorrenza sleale che viene fatta sul richiamo scorretto ad una materia prima che nella bibita non c’è più. Senza contare l’enorme confusione che genera presso i consumatori convinti di acquistare bevande con le benefiche proprietà dei derivati di arancia.

Fedagri-Confcooperative si schiera contro questa novità normativa e si batterà affinché già mercoledì prossimo la Camera possano rivedere tale norma sia per la tutela dei produttori che dei consumatori.
Tuttavia, il sì del Senato apre scenari inquietanti e perciò Fedagri-Confcooperative si impegna già a preparare una contromossa nel caso in cui questi prodotti siano ammessi nel mercato italiano: un patto che coinvolga tutti gli attori della filiera per dare piena riconoscibilità ai veri succhi di arancia.

I consumatori in generale, ma le madri in particolare, quando compiono una scelta alimentare per i loro bambini, devono avere strumenti che consentano di riconoscere la bevanda veramente nutritiva, cioè i succhi di arancia, distinguendola dalle bevande illusorie agli additivi. Questo, se la norma diverrà legge, potrà avvenire, secondo Fedagri-Confcooperative, solamente con un packaging in grado di far identificare in modo chiaro e trasparente il succo di arancia.

E’ per questo che Fedagri-Confcooperative garantisce il proprio impegno e quello di tutte le cooperative che rappresenta, ma ritiene importante coinvolgere in questo percorso anche la GDO.
La cooperazione dovrà fornire chiare informazioni in etichetta e sul packaging e si impegnerà a cercare di proporre il prodotto in confezioni che ne facilitino la riconoscibilità, enfatizzando sull’etichetta la percentuale di frutta contenuta nella confezione e prevista dalla legge italiana.

La GDO, da parte sua, dovrà impegnarsi ad evitare di porre i succhi d’arancia accanto alle bevande illusorie. La vicinanza sugli scaffali potrebbe, infatti, indurre in errore il consumatore che potrebbe pensare che si tratti di prodotti succedanei. Questo sarebbe un grave sbaglio. La GDO dovrebbe quindi evitare la confusione che deriva dal fatto che le confezioni ed i formati del prodotto siano simili, evidenziando adeguatamente con cartelli l’esatta collocazione di succhi e dei nettari rispetto ai «falsi» succhi di arancia.