Vinitaly: il vino in tempo di crisi. La qualità vince ancora
Doc, Dogc e Igt in grande spolvero, più 7 per cento i consumi
Sette italiani su dieci preferiscono il vino di qualità e acquistano con un crescendo costante (più 7 per cento nel 2008 rispetto al 2007) etichette a denominazione (Doc, Dogc e Igt, rispettivamente, denominazione di origine controllata, controllata e garantita e a indicazione geografica tipica) e sempre meno lo «sfuso», i cui consumi, nello scorso anno, sono scesi di oltre il 4,5 per cento. E’ quanto risulta da un’indagine che la Cia-Confederazione italiana agricoltori ha elaborato sul territorio nazionale in occasione della 43° edizione del Vinitaly di Verona.
Un’indagine nella quale si rileva che circa il 48 per cento delle famiglie italiane -afferma la Cia- consuma abitualmente vino a pranzo e a cena, mentre il 70 per cento dei nostri connazionali opta per prodotti che hanno un rapporto ottimale tra qualità e prezzo. La fascia di bottiglie a denominazione più apprezzata va dai 6 agli 8 euro (60 per cento). A seguire quella tra i 4 e i 6 euro (25 per cento) e quella oltre gli 8 euro (15 per cento).
Nel sottolineare che il consumo pro-capite di vino nel nostro Paese è di circa 50 litri l’anno, in calo rispetto a 25 anni fa, la Cia evidenzia che gli acquisti degli italiani si sono fatti sempre più oculati. Si preferisce un buon bicchiere di qualità. Un’abitudine che la difficile situazione economica non è riuscita a mettere in crisi.
In pratica, gli italiani in tempo di crisi -dice la Cia- sono disposti a fare sacrifici, rinunciando a spese come quelle dell’auto, dei viaggi e di altri divertimenti, ma non fanno a meno del buon bere, di una bottiglia di vino di qualità.
Dall’indagine risulta, inoltre, che i consumatori italiani preferiscono soprattutto il rosso (69 per cento) e soprattutto «made in Italy». Infatti, solo il 2 per cento -sostiene la Cia- ha dichiarato di preferire prodotti stranieri, in particolare francesi, insidiati, però, dagli americani, cileni, sudafricani e spagnoli.
La Cia ricorda che la vendemmia 2008 è stata pari a circa 45 milioni di ettolitri (più 5 per cento rispetto all’anno precedente), con una qualità che sfiora l’ottimo. Produzione che ha permesso al nostro Paese di superare la rivale francese dove si è avuta una vendemmia pari a 44 milioni di ettolitri. Uno storico sorpasso non solo sotto il profilo produttivo. Anche sotto l’aspetto qualitativo l’Italia ha fatto passi avanti da gigante e i nostri vini non hanno nulla da invidiare a quelli transalpini. Basta rilevare che attualmente oltre il 60 per cento della produzione «made in Italy» è destinata ai 479 vini a denominazione d’origine (317 Doc, 42 Docg e 120 Igt).
Il 2008 -rimarca ancora la Cia- ha segnato anche una crescita in valore delle nostre esportazioni. Anche in questo caso hanno fatto la parte del leone i vini di qualità, mentre quelli da tavola segnano un netto calo. L’export è stato pari a circa 3,5 miliardi di euro. Bene soprattutto le vendite negli Stati Uniti e in paesi Ue come la Germania. Positiva anche la domanda nei paesi nuovi emergenti. In particolare, quelli del Sud-est asiatico e dell’America Latina.
A tal proposito la Cia fa notare che la riforma dell’Ocm vino segna un momento importante per un settore, come il vitivinicolo, in crescita e cambiamento. Per questa ragione una visione strategica ed una partecipazione dei produttori sono elementi irrinunciabili su cui incidere per il futuro per consolidare risultati progressivamente conquistati nel corso degli anni.
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