L’agricoltura del futuro parlerà sempre più biotech
È questo il commento di Roberto Gradnik, il Presidente di Assobiotec, al Rapporto sull’espansione degli Ogm nel mondo reso noto dall’Isaaa
«I dati Isaa sull’espansione degli Ogm nel mondo confermano che l’agricoltura del futuro parlerà sempre più biotech. Dobbiamo tutti riflettere su come consentire anche al nostro paese di non rimanere fuori da questa occasione di sviluppo». È questo il commento di Roberto Gradnik, il Presidente di Assobiotec, l’Associazione delle aziende biotecnologiche italiane, che fa parte di Federchimica, al Rapporto sull’espansione degli Ogm nel mondo reso noto dall’Isaaa (Servizio internazionale per l’acquisizione delle applicazioni agrobiotecnologiche).
«Se vogliamo giocare un ruolo di primo piano nel mercato agricolo mondiale – sostiene Gradnik – non possiamo perdere l’ennesimo treno di innovazione, stando fermi a guardare gli altri paesi, che, dopo essere partiti, prendono sempre maggiore velocità,».
Secondo l’Isaaa (Servizio internazionale per l’acquisizione delle applicazioni agrobiotecnologiche), nel 2008 le superfici coltivate con piante geneticamente modificate hanno registrato un incremento rispetto all’anno precedente del 9,4% raggiungendo i 125 milioni di ettari. E il numero di agricoltori che coltivano piante geneticamente modificate ha raggiunto la quota di 13,3 milioni, distribuiti in 25 paesi diversi (erano 6 nel 2007). Tra questi, in Europa, Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Romania, Portogallo, Polonia e Slovacchia.
«L’utilizzo delle agrobiotecnologie – afferma il Presidente di Assobiotec – continua a crescere perché da un lato incrementa le rese dei terreni e quindi la disponibilità di cibo, dall’altro riduce i costi di produzione per gli agricoltori, traducendosi in un elemento di calmieramento dei prezzi dei prodotti agroalimentari a favore dei consumatori finali. Inoltre, è evidente l’importanza che queste tecnologie hanno anche ai fini del miglioramento delle produzioni agricole non rivolte al consumo alimentare. Pensiamo, per esempio, a coltivazioni da destinare alla produzione di biocarburanti e bioprodotti».
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