1 maggio 2024
Aggiornato 14:00
Presidio lungo l’autostrada. Il presidente Politi: pieno appoggio della CIA

Quote latte: mobilitazione dei produttori piemontesi contro il decreto

Il provvedimento è attualmente inaccettabile e deve essere modificato in modo sostanziale durante l’iter parlamentare di approvazione

«Esprimiamo pieno e solidale sostegno ai produttori di latte piemontesi che in queste ore hanno organizzato un presidio nei pressi di Carmagnola, lungo l'autostrada Torino-Savona, al quale partecipano un centinaio di trattori. Una manifestazione legittima contro un decreto, quello delle quote latte, assolutamente inaccettabile e che il Parlamento, nell’iter di approvazione, deve modificare in modo sostanziale». E’ quanto sostenuto dal presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi in merito all’iniziativa promossa in Piemonte.

Accese proteste - Il decreto legge sulle quote latte presentato dal ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Luca Zaia e pubblicato il 5 febbraio scorso sulla Gazzetta Ufficiale, sta, d’altronde, suscitando in molte zone accese proteste. E i produttori piemontesi ritengono che il provvedimento è una beffa per quelli che hanno rispettato le regole, «a partire dall' articolo 1 che -afferma la Cia- si apre con una vera e propria sorpresa: la riammissione alla compensazione nazionale della campagna lattiera in corso, che nulla ha a che fare con la distribuzione delle quote aggiuntive autorizzate da Bruxelles, degli allevatori privi di quota e di quelli che hanno prodotto più del doppio della quota assegnata».

Le quote verranno assegnate ai grandi splafonatori - Questo -sottolinea la Cia- significa ridurre drasticamente le possibilità di compensazione per coloro che hanno rispettato le normative. Negli articoli successivi si conferma che le quote aggiuntive verranno assegnate soprattutto ai grandi splafonatori, mettendo in coda coloro che hanno pagato per avere le quote necessarie in affitto e limitando la restituzione della quota B tagliata al solo quantitativo prodotto in esubero. I piccoli splafonatori verranno addirittura esclusi dall´assegnazione. Circa poi il famoso Fondo finanziato con i versamenti di coloro che si metteranno in regola, si tratta in realtà di pochissime «briciole», poiché il fondo è prioritariamente destinato a finanziare il ministero del Tesoro.

Introdotti nuovi elementi controversi - Come preannunciato, inoltre, non si chiede -avverte la Cia- la rinuncia al contenzioso, ma, al contrario, si introducono ulteriori elementi controversi, che potranno incrementare il ricorso ai tribunali. Infine, viene disconosciuto l’operato delle Regioni, alle quali si riserva il ruolo di «postini» nel senso che dovranno limitarsi a comunicare le assegnazioni alle aziende.
Va ricordato che la Cia si è attivata con tutti i gruppi parlamentari affinché il decreto venga modificato in sede di conversione in legge.«Tra le nostre richieste -ha dichiarato Politi- c’è quella di un adeguato finanziamento del Fondo di intervento riservato agli allevatori che hanno investito nell’acquisto di quote. Nel decreto non c’è, infatti, traccia dei 500 milioni che il ministro aveva annoverato».

Ecco, in sintesi, le altre proposte della Cia: gli allevatori che aderiscano alla rateizzazione devono rinunciare ai contenziosi giudiziari, come per altro già prevede la legge 119; va modificata l’attuale proposta di assegnazione della quota garantendo, dopo i produttori che hanno avuto la quota b tagliata, gli affittuari di quota; va prevista l'assegnazione dell’intera quota b e non quella prodotta nella campagna scorsa. Bisogna poi abrogare la franchigia del 5 per cento della quantità splafonata, in quanto è iniquo non considerare chi si è impegnato a mantenere il proprio aumento di quota nei limiti fisiologici e va modificato l’attuale meccanismo di rateizzazione, introducendo una norma che preveda che l’assegnazione di nuova quota faccia partire il pagamento del debito in modo tempestivo.

Secondo la Cia, va anche abrogato l’articolato che prevede già nella campagna in corso, cioè in modo retroattivo, la restituzione del prelievo pagato in eccesso anche ai produttori non titolari di quota ed a quelli che abbiano superato il 100 per cento del proprio quantitativo di riferimento individuale. Allo stesso modo, va introdotta, già in sede di decreto, la normativa della revoca di quota senza attendere un «regolamento da adottare», come ora previsto, e che vengano valutate possibilità di assegnazione di quota per tutte le Regioni italiane, in relazione a possibili categorie di allevatori o di aree da sviluppare.