28 agosto 2025
Aggiornato 06:00

«Perché la diga di Monte Nieddu deve essere realizzata»

Mannoni: «Non tolgo una sola parola dalla mia dichiarazione rilasciata nella diretta televisiva dello scorso 16 agosto, nel corso della trasmissione su Raiuno Sabato e domenica sulla diga di Monte Nieddu»

Non tolgo una sola parola dalla mia dichiarazione rilasciata nella diretta televisiva dello scorso 16 agosto, nel corso della trasmissione su Raiuno «Sabato e domenica» sulla diga di Monte Nieddu. Questo perché non ho assolutamente affermato in quella trasmissione, come sostengono le associazioni Gruppo di intervento giuridico e Amici della Terra, che «l'invaso di Monte Nieddu-Is Canargius è assurdo e inutile, ma bisogna farlo a tutti i costi».

Ho detto, al contrario, come può ben desumersi dalla registrazione della trasmissione che le stesse associazioni ambientaliste, e le ringrazio, hanno messo a disposizione sul loro sito Internet, che «nel 1995 io non avrei approvato quel progetto perché altre erano le priorità in quel momento in Sardegna nel settore idrico».

Ma, fatta questa premessa, ho anche aggiunto: «considerato che, da allora, sono stati realizzati o avviati in Sardegna importanti interventi nel settore idrico sia civile che multisettoriale, oggi quella diga può essere un'opportunità non solo per gli usi agricoli e civili dei Comuni interessati ma anche per la popolazione della conurbazione cagliaritana, con una riserva di 20 milioni di metri cubi di risorsa che può essere vincolata per l'uso potabile di questa popolazione in situazioni di siccità estrema», oggi sempre meno improbabili.

Ciò anche al fine di non disperdere i 18 milioni di euro già spesi per la costruzione dell'opera, realizzando anche un progetto di diga ridimensionato rispetto all'originale e munito delle approvazioni delle autorità ambientali ove l'Unione Europea, che dovrà pronunciarsi a breve, stabilisse l'obbligatorietà dello studio di valutazione di impatto ambientale.

Vorrei invece aggiungere qualcosa a quanto da me dichiarato nel limitato tempo di quella trasmissione. La prima riguarda l'importantissima funzione di laminazione delle piene che la diga di Monte Nieddu avrebbe a protezione dell'area vasta di Pula, funzione oggi quanto mai attuale alla luce del gravissimo evento alluvionale di Capoterra. La seconda si riferisce invece all'uso strategico dei reflui urbani, tema caro alle associazioni ambientaliste, e che la Giunta sostiene e ha sostenuto in questi anni. Il loro utilizzo non è alternativo alla realizzazione della diga.

Ne sono esempio il loro impiego per le emergenze idriche del Sud e del Nord Sardegna della scorsa estate, dove per la prima volta alcune fabbriche delle aree industriali di Portovesme e Porto Torres hanno utilizzato nel ciclo produttivo le acque reflue urbane e industriali, risparmiando all'uso civile ed agricolo volumi importanti di acqua «fresca» e salvando importanti produzioni agricole.

Come, sul piano della pianificazione nel settore idrico, fanno testo il Piano di tutela delle acque approvato dalla Giunta nell'aprile del 2006 e, da ultimo, la direttiva sull'utilizzo dei reflui approvata dalla stessa Giunta lo scorso 30 dicembre, riferita all'utilizzo annuo per gli usi agricoli e industriali di 114 milioni di metri cubi di risorsa, in prospettiva 150 milioni, su un fabbisogno regionale complessivo di 1.115 milioni di metri cubi per gli usi civili, agricoli ed industriali.