18 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Rassegna stampa

Difendiamo i precari e facciamo rientrare i talenti dall'estero

Intervista di Isidoro Trovato ad Enrico, pubbilcata su «CorrierEconomia» di lunedì 22 dicembre

Raggiungere un delicato equilibrio tra attacco e difesa. È così che si può sperare di vincere la partita dell'occupazione. Enrico Letta, responsabile Welfare del governo ombra, ha messo a punto una «tattica» anti-crisi. «La difesa - spiega - è naturalmente quella dei posti di lavoro a rischio. Inutile nascondersi: ci avviamo verso una stagione in cui dovremo gestire l'impatto sociale di un milione di disoccupati. Un'emergenza a cui non eravamo più abituati da decenni e che non potremo affrontare senza un'adeguata riforma degli ammortizzatori sociali».

E l'attacco?
«È chiaro che non possiamo pensare di affrontare il prossimo futuro solo cercando di arginare l'emorragia. Bisogna studiare misure speciali per cercare di riavviare l'economia e quindi anche l'occupazione».

È da queste considerazioni che parte il progetto di legge bipartisan che porta il nome di controesodo?
«È di un'iniziativa trasversale. Il progetto è firmato da me e da altri esponenti di centrodestra e centrosinistra. L'obiettivo è quello di riportare in Italia i talenti (e non solo i cervelli universitari) espatriati anni fa. La proposta è quella di garantire uno scudo fiscale (fino a un massimo di duecentomila euro) per tre anni a chi si è distinto all'estero per attività produttive».

Intanto, però, i sondaggi ci dicono che chi è senza lavoro mette sempre più in conto la possibilità di cambiare città o nazione pur di trovare un'opportunità occupazionale.
«È un'ulteriore conferma di quanto sia preoccupante il quadro che sta emergendo. Ecco perché bisogna pensare anche a misure che servano a far ripartire le imprese, l'economia e l'occupazione. E poi non si può non sfruttare l'occasione per varare finalmente una completa riforma degli ammortizzatori sociali che Prodi e Damiano avevano già avviato nella scorsa legislatura».

Peccato che ogni volta che si parla di ammortizzatori sociali arriva immancabile la bocciatura di chi sostiene che siano misure troppo care.
«Non abbiamo molte altre alternative. L'Italia non può più ricorrere a provvedimenti come quelli che stanno adottando altri paesi europei: non possiamo incrementare il peso fiscale né aumentare il nostro deficit perché lo abbiamo già fatto in passato. Possiamo solo puntare a rafforzare lo scudo sociale. Esistono questioni fondamentali come quella del lavoro femminile da sempre penalizzato e mal utilizzato. Ci vuole uno strumento che privilegi l'inserimento delle donne nel mercato del lavoro, sarebbe una soluzione da cui trarrebbe beneficio il nostro intero sistema produttivo».

E poi c'è l'eterna «questione meridionale».
«Un nodo che va affrontato subito. Anche perché, a volte, proprio nei momenti di estrema difficoltà si ha il coraggio di fare anche scelte scomode».

Scelte come quella, invocata da più parti, di «chiudere i rubinetti» dei finanziamenti al Mezzogiorno?
«Non esiste un solo Sud. Bisogna distinguere il caso di Calabria, Sicilia e Campania dove l'intervento contro l'illegalità è prioritario su ogni altro tipo di provvedimento. Fatta salva questa premessa, la missione del meridione potrebbe essere quella di costituire una piattaforma per il lancio del business delle energie rinnovabili da affiancare alla storica vocazione turistica di quella area».