1 maggio 2024
Aggiornato 02:30
Ferragosto: le periferie di Milano aperte e vive solo grazie agli extracomunitari

Vecchia Milano, addio

E' l'indicatore più chiaro che la vecchia Milano, legata alla vita della periferia, spina dorsale della meneghinità, è scomparsa

Ferragosto: le periferie di Milano aperte e vive (per quel poco, anzi pochissimo) solo grazie agli extracomunitari.
Al di fuori degli assi commerciali più importanti, i negozi quasi tutti chiusi; i pochi aperti, gestiti da extracomunitari.

E' l'indicatore più chiaro che la vecchia Milano, legata alla vita della periferia, spina dorsale della meneghinità, è scomparsa.
E' sparita quella Milano popolare,che ha ispirato le canzoni della mala,i Gufi di Gianni Magni,Celentano,Valdi, Mazzarella; con i suoi «zanza» che d'estate animavano le osterie periferiche o fuori porta (oggi,supponiamo, sono tutti a Rimini o a Livigno,con i Rolex al polso e le catene d'oro al collo).
Con i suoi ceti popolari, che erano l'anima della tradizione, anche della lingua dialettale:gli esercenti arti e mestieri,i dettaglianti, che ormai mostrano scarso attaccamento al territorio.
Con le sue case di ringhiera, dove si svolgeva una sorta di vita di cortile o di paese. Oggi,quelle che ,nel frattempo,non sono state ristrutturate,ospitano gli extracomunitari.

Le vecchie osterie son diventate bar etnici.
Cibi turchi, cinesi, arabi ad ogni piè sospinto.
Ma è la vita della città, che è cambiata radicalmente:i portinai son quasi tutti extracomunitari,cosi come lo sono i domestici (il «meneghin» era il domestico che le famiglie con qualche pretesa sfoggiavano la domenica);ma stranieri sono anche le badanti,molti addetti ai bar, gli operai manovali in moltissimi rami.
Parecchi immigrati si sono ingegnati: hanno aperto esercizi in proprio e non hanno nessuna voglia di andare al mare a sfoggiare i ciondoli al collo.
Ed allora non c'è da meravigliarsi se la vita della vecchia tradizione milanese ,un po' pigra,un po'indolente e soprattutto immersa ormai nel benessere,è stata spazzata via da questa ondata di gente nuova e desiderosa di conquistarsi un posto nella città più attiva d'Italia.
Della vita popolare menegnina, nelle strade, rimangono solo i tassisti che, anche se non sono di origine milanese,si sentono tali per elezione e si sforzano di parlare il dialetto lombardo, magari, con un ineliminabile,vago accento pugliese: ed intenerisce chi ha nel sangue ancora un pizzico di milanesità.

Achille Colombo Clerici