Contratti, Megale (Cgil): «CCNL deve tutelare da inflazione vera e reale»
Depurazione componente energetica non praticabile
«Bisogna che sia chiaro che l’indicatore di inflazione deve consentire al contratto nazionale di tutelare il potere d’acquisto dei salari dall’inflazione vera e reale». È quanto afferma il segretario confederale della Cgil, Agostino Megale, al termine dell’incontro tra Confindustria e sindacati sulla riforma del modello contrattuale.
Nell’incontro di oggi, osserva Megale: «Abbiamo approfondito il tema dell’indicatore di inflazione da assumere: si conviene che si possa utilizzare l’indicatore armonizzato europeo. Ma, considerato che la commissione Europea realizza previsioni al massimo per un biennio, ci si è posti il problema di come affrontare la previsione di inflazione per il terzo anno. Per questo lunedì incontreremo informalmente i tecnici di Banca d’Italia per verificare la possibilità che la stessa possa fornire una previsione triennale basata sull’indicatore armonizzato europeo».
«Confindustria - prosegue il dirigente sindacale - ha riproposto la questione relativa alla depurazione della componente energetica dall’inflazione. Idea questa non praticabile poiché la questione dell’inflazione importata è un problema che riguarda tutta l’Europa e non i singoli paesi. Inoltre, è impensabile scaricare tale problema sui salari dei lavoratori: al contrario è necessario un intervento di politica economica di indirizzo europeo, e non di natura contrattuale». In ogni caso, conclude Megale, «bisogna aver chiaro che il contratto nazionale deve tutelare il potere d’acquisto dall’inflazione vera e reale».
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