Cala la disoccupazione e scende il numero dei contratti. Ma a Biella c’è più lavoro o no?
«La situazione non è peggiorata ma non stiamo creando lavoro di qualità» afferma la segretaria Cigl Marvi Massazza Gal. C’è meno disoccupazione ma crescono i contratti precari, perché l’economia continua ad arrancare, specie nel settore industriale.
BIELLA - I dati Istat sul I° semestre del 2016 ci dicono che il tasso di disoccupazione in Piemonte è sceso dall’11,1% al 9,5%, tradotto in numeri significa +14mila addetti, -33mila disoccupati, e inattivi sostanzialmente in pari. I settori traino sono agricoltura e commercio e pubblici esercizi in crescita rispettivamente del 4,5% e del 7,1%, mentre resta impaludata la manifattura.
Questa istantanea dell’Istituto statistico, così va chiamata perché basa i propri riscontri sul conteggio del numero delle persone occupate in un dato momento, necessità di un’analisi più approfondita per capire meglio la situazione reale, a farla ci ha pensato il settore politiche del lavoro dell’omonimo assessorato regionale.
L’analisi dell’assessorato regionale al Lavoro
Giusto per far capire alle persone che cosa significano i numeri di cui si parla ogni giorno nei telegiornali: Istat ci dice correttamente che in questo semestre abbiamo 14mila persone in più che lavorano rispetto allo stesso periodo del 2015, ma è interessante osservare anche che in Piemonte, sempre rispetto allo stesso periodo, ci sono 20 mila residenti in meno, gente che se ne va, magari proprio per cercar lavoro altrove.
Altro punto su cui far luce sono le comunicazioni obbligatorie, vale a dire il numero di contratti attivati e conclusi nel periodo preso in esame: nei primi sei mesi del 2016 la domanda di lavoro mostra in Piemonte un cedimento, con una caduta di oltre 38 mila procedure di assunzione rispetto al medesimo periodo del 2015, pari al – 13,1%, che passa a – 28,3% se si tiene conto solo dei tempi indeterminati. Diminuiscono anche le cessazioni, ma il ritmo è di parecchio inferiore e arriva solo al 9%. Questo significa che l’economia continua ad arrancare, e che le imprese non ritengono necessario assumere oltre dopo il boom dello scorso anno dovuto gli incentivi del governo. E se assumono preferiscono farlo con contratti meno vincolanti del tradizionale tempo indeterminato.
Il quadro biellese
«La situazione da noi non è peggiorata, non assistiamo più alle tragiche chiusure d’azienda di alcuni anni fa, ma non possiamo affermare che stiamo migliorando – commenta Marvi Massazza Gal dalla segreteria Cgil – il problema di base resta ed è legato ai dati produttivi, se non cambiano quelli le imprese non assumono. L’occupazione di qualità a cui abbiamo assistito l’anno scorso è stata essenzialmente sostitutiva, le persone assunte hanno sostituito chi andava in pensione o chi si licenziava, ma non si sono creati nuovi posti di lavoro. O meglio quelli che si creano sono quasi esclusivamente legati all’occupazione povera, ad intermittenza, o di somministrazione». Un dato su tutti nel Biellese nel 2015 si sono staccati 400 mila voucher.
Crescono somministrazione e lavoro intermittente
«Le stime Istat ci confortano, confermando un progressivo allentamento della morsa della crisi, ma le dinamiche rilevate dai flussi occupazionali ci ricordano la debolezza della ripresa, spesso fondata su posti di lavoro che non sono a tempo indeterminato. Del resto, sul nostro territorio rimangono ancora focolai di crisi» conferma Gianna Pentenero, assessore regionale al Lavoro.
In forte crescita infatti il lavoro accessorio e l’utilizzo dei contratti di somministrazione, specie nell’industria e nella grande distribuzione commerciale. Nei contratti a tempo indeterminato il lavoro intermittente sale de 62,6% e la somministrazione del +35,7%. Quest’ultima sale dell’11% anche tra i tempi determinati.
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