19 maggio 2024
Aggiornato 23:00

Camorra: impongono calcestruzzo scadente, sequestrata ditta

Società riconducibile al clan Polverino di Marano e Quarto

NAPOLI - La camorra aveva imposto la vendita di calcestruzzo di pessima qualità a un numero elevatissimo di imprese edili del napoletano mettendo a repentaglio l'incolumità delle persone. A far luce sul commercio illecito i carabinieri del Comando provinciale di Napoli che, su mandato della locale Direzione distrettuale antimafia, ha disposto il sequestro di beni per un valore di circa 2 milioni e mezzo di euro riconducibili al clan Polverino. Il provvedimento riguarda le quote della società`dipendenti Cafa 90' di Marano; l'azienda di produzione di calcestruzzo di pertinenza della società, compresi mobili e immobili; un terreno di 17mila metri quadrati sul quale sorge l'azienda; 15 autocarri-betoniere oltre a conti correnti e depositi titoli.

Le indagini sono partite dopo il ferimento, a colpi d'arma da fuoco, di un imprenditore edile napoletano che si riforniva di calcestruzzo dalla società `dipendenti Cafa 90 srl'. L'uomo, accortosi che la ditta vendeva materiale di pessima qualità non conforme agli standard previsti dalla normativa antisismica, si era rivolto a un altro fornitore, ma fu gambizzato.

L'attenzione degli investigatori è stata, in un primo tempo, concentrata sul che l'azienda sorge nei locali della vecchia `Cafa 90 srl' a suo tempo sottoposta a sequestro dal Tribunale di Napoli poiché ritenuta riconducibile a Giuseppe Polverino, capoclan dell'omonima organizzazione criminale attiva a Marano e Quarto. Dalle indagini è emersa anche la `singolarità' che il contratto di locazione del terreno sul quale sorge lo stabilimento - un terreno che la vecchia Cafa 90 srl aveva a suo tempo preso in sub-locazione da Gaetano Montalto - non era mai stato rinnovato pur essendo scaduto da tempo.

Montalto, che risultava dagli atti giudiziari cognato e con stretti legami con il capoclan, era stato condannato in primo e in secondo grado per associazione camorristica perché ritenuto `testa di legno', apparentemente insospettabile, di Polverino che si `serviva' dell'uomo per arrivare al controllo dell'edilizia nella zona di Marano e di Quarto. Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, inoltre, lo ritenevano intimo amico di Lorenzo Nuvoletta oltre che costruttore di fiducia del clan di cui, per anni, aveva curato gli interessi nel settore edile. Successivamente era stato soprattutto suo genero Raffaele Credentino a prendere il suo posto presso i Nuvoletta.

Gli eredi del suolo, inoltre, dal 1995 fino a oggi, non hanno mai chiesto di stipulare un nuovo contratto subendo, apparentemente, un cospicuo danno economico per la mancata corresponsione del fitto. Un'ennesima circostanza che prova come sia il terreno che la società confiscata, siano riconducibile al clan Polverino. Si è così potuto dimostrare che l'attuale società, nonostante fosse intestata ai dipendenti della società `Cafa 90', fosse la sostanziale prosecuzione della vecchia ditta che, anche in passato, era gestita da Gaetano Montalto per conto del capoclan Giuseppe Polverino.

«I dipendenti, formali intestatari delle quote della società costituiscono - scrive in una nota il procuratore di Napoli Giandomenico Lepore - uno schermo dietro il quale si nasconde l'attività svolta ancora oggi, verosimilmente, da Montalto per conto del clan Polverino». Le indagini hanno consentito di ricostruire «il parallelismo tra quello che accadeva in passato e quanto accade oggi con la `nuova' società». Secondo quanto accertato dagli investigatori, Montalto e il suo vice Giuseppe D'Errico avevano anche fatto in modo da escludere ogni concorrente. Un atteggiamento perpetrato «grazie al clima di omertà e di intimidazione imposto dal clan Polverino sul territorio di Marano e su tutta l'area flegrea, consolidando un monopolio nel settore del calcestruzzo che dura da circa 20 anni, iniziato dalla famiglia Nuvoletta». Il monopolio del settore ha effetti sul controllo di tutte le costruzioni eseguite in zona, per lo più quelle abusive, dal momento che il clan monitora l'apertura di nuovi cantieri e influisce anche sulle imprese che devono realizzare le opere, piccole o grandi che siano, sul territorio.