28 marzo 2024
Aggiornato 12:00
Politica e Riforme

Berlusconi: «Il popolo è con me, pronto a riforme»

Il Presidente del Consiglio pensa a Giustizia ma anche a quelle istituzionali

ROMA - Non finirà come nel '94: dietro la determinazione con cui il premier Silvio Berlusconi, da Benevento, ha rilanciato oggi la necessità di andare avanti con le riforme c'è la convinzione che nessuno e per nessuna via potrà azzoppare il governo. Da qualche giorno, dopo lo scontro sul Lodo Alfano, il Cavaliere ha ripensato a quella stagione, al primo governo Berlusconi caduto sotto il peso di un avviso di garanzia «a mezzo stampa» e s'è detto che no, stavolta non andrà così. Riforme, dunque, sulla giustizia ma non solo.

Il consenso del popolo, «l'amore del 68% degli italiani per il presidente del Consiglio» è secondo Berlusconi la differenza rispetto a quindici anni fa quando «l'intervento della magistratura fece fuori tutti i partiti e tutti i protagonisti furono costretti a lasciare la politica e qualcuno anche l'Italia». Il premier si sente oggi accerchiato dalla cattiva stampa e dalla cattiva magistratura e ha deciso di reagire perchè «non si può consentire che tutti insultino il premier». Le offese al presidente del Consiglio, «le accuse assurde e ridicole», sono insulti a tutta l'Italia secondo il Cavaliere che in virtù di questo ragionamento conclude che «qualche giornale straniero, imbeccato da quelli italiani» «sputtana la nostra democrazia e il nostro Paese». Tutto questo fa parte di uno «spirito antitaliano» che va respinto.

L'obiettivo «è portare a termine il mandato degli elettori», il mezzo sono le riforme. C'è tanto da fare, secondo Berlusconi. Basta guardare al fatto che la Consulta, bocciando il Lodo Alfano, ha adottato «un comportamento sleale nei confronti dell'istituzione parlamentare» e bisogna ora «evitare che non si ritorni al fatto che il popolo non conta niente e a un Parlamento che non può legiferare». Insomma, secondo il premier la Corte «non è organo di garanzia ma è organo politico».

Poi, sempre per il pianeta giustizia Berlusconi torna all'attacco con la proposta di binari diversi per giudici e pm, con lo stop alle intercettazioni, con un nuovo piano per le carceri. Sul versante istituzionale il Cavaliere annuncia: «Dobbiamo trovare il modo di riportare il nostro Paese sulla strada di una vera e compiuta democrazia e libertà consentendo di governare il paese per un'intera legislatura». C'è chi azzarda che la maggioranza abbia già individuato nel presidenzialismo o nel semi-presidenzialismo una delle strade per ottenere la stabilità.

Per gli avversari il premier ha parole di fuoco, parla di una 'character assasination' orchestrata da quello che per lui è «il leader carismatico del Pd» ovvero «l'editore di un giornale come Repubblica e come l'Espresso che ha aperto una campagna di attacco al premier, magari nella consapevolezza di avere un'azione civile in corso, affidata a un giudice del quale se ne sentiranno venire fuori delle belle». Un'azione, ha rilanciato, portata avanti «con una sentenza che mi avrebbe dovuto colpire patrimonialmente e quindi farmi fuori, facendo realtà i sogni di D'Alema che ebbe a dire che voleva vedermi sui gradini di un chiesa a chiedere la carità».

Dalla Convenzione del Pd Dario Franceschini ribatte, riferendosi all'alterco con Rosy Bindi, che Berlusconi «è un ominicchio» mentre Pierluigi Bersani osserva che il Cavaliere «afferra ancora il presente ma non può promettere un futuro né ai suoi né al paese». Attacca tutti Berlusconi ma oggi dalla lista - anche se 'Il Giornale' continua - esce la prima carica dello Stato, Giorgio Napolitano.