4 ottobre 2024
Aggiornato 22:30
Politica

Elezioni in Umbria, anche il Pd Fvg ammette la sconfitta

Per Shaurli ora è necessario ripartire dai territorio e tra la gente. L'analisi di Serracchiani

UDINE - «L’Umbria è stata una sconfitta netta, dolorosa per la storia di quel territorio e anche per gli scandali che l’hanno preceduta. Era una sfida regionale difficile e si sapeva che avrebbe avuto letture politiche nazionali. I territori hanno storie a sé ma vi sono segnali che dobbiamo cogliere, senza drammatizzare ma nemmeno nascondersi». Lo afferma il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli, commentando i risultati delle elezioni regionali in Umbria.

«Ci siamo assunti la responsabilità di Governo dopo l’autoaffondamento di Salvini e abbiamo recuperato un ruolo in Europa ma ora e subito – indica il segretario dem - dobbiamo far sì che si percepisca la sua spinta riformista, che si vedano le scelte che migliorano la vita di cittadini, lavoratori e imprese. Rimbocchiamoci le maniche tutti, stiamo di più sui territori e fra la gente a partire dalla classe dirigente e diciamoci con chiarezza che non sarà con alleanze calate dall’alto e nemmeno con nuovi partitini che il centrosinistra riprenderà forza, credibilità e consenso». Per Shaurli «si riparte con un progetto di futuro del Paese, con la capacità di ascoltare e capire i problemi delle persone e con azioni concrete per risolverli».

«E' comprensibile se lo fa Salvini, ma è un controsenso che siano dei partiti di maggioranza a mettere in tensione il Governo. Forse non è chiaro che questa partita si gioca su due livelli e uno fondamentale è quello nazionale: possiamo risalire la china del consenso solo facendo un buon lavoro tutti assieme. Tirare la corda o fare i furbi non è consigliabile». Lo afferma Debora Serracchiani, vicepresidente dell'Assemblea nazionale Pd, a proposito delle prese di posizione di esponenti della maggioranza all'indomani delle elezioni in Umbria. Per l'esponente dem «nonostante la sconfitta tutti devono ritrovare il sangue freddo: non siamo disposti a stare in un Governo cannoneggiato dai suoi stessi membri. L'altro livello su cui, come partito, dobbiamo rimetterci a correre – chiude Serracchiani – è quello dei territori, delle città, delle periferie. Non basta fare una manovra ideale se poi non andiamo davanti alle fabbriche in crisi o non stiamo con le mamme che hanno paura di mandare i figli nei giardini».