10 ottobre 2024
Aggiornato 12:30
L'intervento

Eccidio di Torlano, Bini: «Sia monito contro barbarie e intolleranze»

Celebrazioni per l'anniversario dell'eccidio compiuto da membri delle Waffen-SS tedeschi e cosacchi, nonché da collaborazionisti italiani, il 25 agosto del 1944

NIMIS - «Ritrovarci qui oggi, istituzioni e comunità, nel dovere della memoria delle vittime e per onorare i diritti inviolabili, ha un valore importantissimo perché chi dimentica è più esposto ai pericoli che intolleranza, ostilità, violenza ripropongono». Lo ha affermato a Torlano l'assessore regionale Sergio Emidio Bini in occasione della commemorazione dell'anniversario dell'eccidio compiuto da membri delle Waffen-SS tedeschi e cosacchi, nonché da collaborazionisti italiani, il 25 agosto del 1944 nella frazione di Nimis in cui morirono 33 civili, inclusi donne e bambini.

«Torlano - ha sottolineato Bini - può essere considerato tra i casi più atroci ed efferati tra le molte stragi commesse dai nazifascisti contro innocenti nel corso della Seconda Guerra Mondiale: non vennero risparmiate le madri e i ragazzi che avevano trovato rifugio nelle stalle; i corpi degli uccisi vennero cosparsi di benzina e briciati. Le famiglie maggiormente colpite furono i Comelli, Vizzuti e De Bortoli, questi ultimi mezzadri che pochi anni prima si erano trasferiti da Portogruaro. Soltanto nel 1947 i resti, sepolti in una fossa comune, poterono essere tumulati nel cimitero di Torlano».

Dopo aver ringraziato l'amministrazione comunale di Nimis, che promuove da decenni la commemorazione, Bini ha rivolto un particolare saluto ai rappresentanti della città di Portogruaro. «Rileggere ai giovani la storia della Resistenza, anche attraverso le commemorazioni che vengono promosse nei paesi del Friuli che hanno sofferto gli scontri con gli occupanti, ci aiuta a tenere vivo il ricordo, per trasmetterlo ai più giovani e trasformare quella ferita profonda in un impegno di ricostruzione, di convivenza, di sviluppo democratico: dai tragici fatti come quelli di Nimis è sorta una coscienza civile di ribellione alla violenza e al sopruso che ha portato alla nascita della Repubblica, all'approvazione della Costituzione italiana, al progetto dell'Europa che univa i popoli che si stavano ancora combattendo: il futuro dell'Italia - ha concluso Bini - si difende partendo da questa intuizione che da allora ha assicurato libertà, giustizia e democrazia».