12 ottobre 2024
Aggiornato 11:30
La protesta

«Una manovra che non crea sviluppo»: dal Fvg in 1.600 a Roma con Cgil, Cisl e Uil

Per i sindacati quota 100 e reddito di cittadinanza sono risposte parziali: mancano investimenti sulla ripresa

UDINE - Quota 100? Una misura che contribuisce a rendere meno rigida la riforma Fornero, ma parziale, temporanea e priva di meccanismi che tengano conto della differente gravosità dei lavori nel calcolo dei requisiti. Così come è una risposta parziale, e non esente da critiche, un reddito di cittadinanza che non contribuirà a creare nuovo lavoro, se verranno meno le condizioni economiche per una ripresa occupazionale, come purtroppo lascia intravedere l’attuale fase congiunturale. I segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil Villiam Pezzetta, Alberto Monticco e Giacinto Menis spiegano così, partendo dai nodi più controversi, le ragioni della manifestazione nazionale indetta per domani a Roma dai sindacati confederali, con lo slogan #FuturoalLavoro, che porterà nella capitale almeno 1.600 iscritti dal Friuli Venezia Giulia. La maggioranza dei partecipanti raggiungerà Roma in pullman, ma sono previste anche partenze in treno e in auto, con appuntamento sabato mattina alle 9 in piazza della Repubblica, nei pressi della Stazione Termini, da dove partirà il corteo verso piazza San Giovanni in Laterano, sede del comizio conclusivo dei segretari generali Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo.

Le ragioni della protesta 

«La scelta di scendere in piazza - dichiarano ancora Pezzetta, Monticco e Menis - nasce innanzitutto dall’assenza, in questa manovra, di investimenti per sostenere la ripresa dell’economia e dell’occupazione. Non si investe sulle grandi opere, messe da parte più per un’impostazione ideologica che per un’attenta valutazione sulla loro utilità e strategicità, non si investe su scuola e università, non si investe sul lavoro, perché una delle due misure 'bandiera' di questa Finanziaria rischia di creare molto più assistenzialismo che occupazione. Occupazione la cui lenta ripresa rischia di fermarsi anche in regione, come testimoniano i nuovi fronti di crisi aperti, come Kipre e Burgo, la debolezza strutturale di un’edilizia che fatica a risollevarsi e il clima di incertezza con cui devono fare i conti diversi comparti del manifatturiero, come la componentistica e il mobile». È proprio di fronte a questo quadro, nazionale e regionale, che i sindacati contestano «una manovra dove la crescita del deficit non va a supporto degli investimenti e che non riduce la pressione fiscale su salari e pensioni, perché le tasse scendono solo per chi può beneficiare della flat tax e per gli evasori, premiati dall’ennesimo condono».

Le richieste dei sindacati

La mobilitazione dei sindacati confederali punta all’apertura di un tavolo con il Governo, per mettere al centro del confronto i grandi temi del lavoro, del fisco, della previdenza, delle assunzioni necessarie a mettere in sicurezza il servizio sanitario pubblico e l’efficienza della pubblica amministrazione. Quanto alle pensioni, il superamento della Fornero passa per l’approvazione di misure come 'quota 41' per tutti e la pensione di garanzia per i giovani. Chiesto inoltre l’immediato ritorno alla piena rivalutazione degli assegni anche oltre la soglia dei 1.522 euro, nuovamente ridimensionata dalla Finanziaria per recuperare parte delle risorse necessarie a quota 100.