24 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Sfruttare l’EXPO per rilanciare l’ospitalità green

Gli agriturismo del Fvg non subiscono la crisi

Agriturist compiere 50 anni e diffonde i numeri del turismo rurale in regione. Cresce del 4% il numero delle attività, rispetto a una media nazionale del 2%

UDINE – Il turismo «rurale» non conosce crisi. Almeno stando ai dati diffusi da Confagricoltura Fvg per celebrare i cinquant’anni di vita di Agriturist, l’associazione storica che ha dato il nome al fenomeno del turismo nelle aziende agricole. Nel 2013, rispetto al 2012, gli agriturismo attivi in Friuli Venezia Giulia sono passati da 588 a 614, con un aumento del 4,4% (contro una media italiana del +2,2%). Di queste strutture, 314 propongono soggiorni con alloggio (per un totale di 3.965 posti letto); 454 servizi di ristorazione (con complessivi 23.487 posti a sedere); 13 degustazioni e 240 anche altre attività (escursionismo, visite guidate, equitazione, incontri con scolaresche). Nel 2013 9 aziende hanno cessato l’attività, mentre sono 35 le nuove autorizzazioni. Il saldo, quindi, è positivo, a differenza per quanto avviene per la gran parte delle attività economiche anche in Fvg, schiacciate dal peso della crisi. Un trend che conferma quanto successo negli anni precedenti: dal 2010 al 2012 il numero degli agriturismi in regione era cresciuto del 6% (il doppio della media nazionale, attestatasi al +3%).

«Dalla nascita di Agriturist – commenta Maria Pia Bianchi, presidente regionale dell’associazione – siamo riusciti ad affermare un turismo in campagna diverso, sostenibile, ricco della più grande biodiversità d’Europa. Oggi Agriturist festeggia l’agriturismo, quello vero, capace di offrire specificità e peculiarità. È un turismo sicuramente originale, che arricchisce facendo percepire le meravigliose differenze che offrono le culture delle nostre campagne e dei nostri territori. L’Italia turistica – aggiunge – nell’ultimo decennio è rimasta al palo, perché incapace di reggere il passo con i concorrenti. Abbiamo tutte le carte in regola per avere di nuovo successo, ma serve un progetto serio, ancor più nell’anno di Expo, che ha come tema proprio la nutrizione e quindi quello che l’agricoltura produce. Iniziative capaci di sviluppare il turismo regionale e nazionale, riconquistando ciò che ci spetta per il nostro patrimonio di storia e di esperienze».

Bianchi evidenzia come l’agriturismo sia l’opposto del turismo di massa, tutto uguale dovunque si va. «Racchiude ed esalta l’Italia maggiore e quella minore, sempre inimitabile, piena di sapori e saperi unici, ognuno dei quali porta con sè la storia del suo territorio e delle sue tradizioni. Negli spazi rurali offriamo un’esperienza di turismo straordinaria, esclusiva – conclude – che permette di cogliere autenticità e peculiarità dei nostri luoghi, sempre diversi e sempre eccezionali».

Volendo pesare l’agriturismo a livello nazionale, nel 2013, gli arrivi nelle strutture rurali sono stati 2 milioni e 460 mila, il 2,3% del totale degli arrivi in Italia. Le presenze sono state circa 10 milioni e 720.000 mila, il 2,8% del totale. La permanenza media in agriturismo è stata di 4,35 giorni, superiore alla media italiana (3,62 giorni). L’agriturismo ha una maggiore attrattiva per gli italiani (2,5% degli arrivi), rispetto agli stranieri (2,1%).