28 marzo 2024
Aggiornato 23:30

Il senso del tempo e dello spazio: SUMMARY a The Open Box

Il garage del contemporaneo presenta una collettiva-bilancio

Milano - Ciò che è più interessante quando si parla di arte contemporanea è il modo in cui questa riesca - quando funziona - a sorprenderci nei modi più svariati. Come per esempio immaginare che un garage in zona Loreto a Milano possa diventare un originale spazio espositivo e di ricerca, cosa che The Open Box è già da qualche anno. Oppure che possa addirittura diventare sede in una mostra collettiva con lavori di otto artisti diversi, cosa che succede ora con la mostra "SUMMARY 2015-2017", antologica di alcuni degli artisti che negli ultimi tre anni sono passati dallo spazio bianco curato da Gaspare Luigi Marcone.

Abbiamo chiesto a Valentino Albini, uno degli artisti in mostra, di raccontarci come si vive lo spazio di The Open Box. "È come se fosse una porta - ci ha detto - dietro la quale sai che c'è uno spazio quasi infinito che non si colma, ma si percorre. Quindi il Box diventa quasi una soglia che, una volta superata, ti permette di dialogare con tutti coloro che con te sono entrati".

Intorno alla "Sostanza incerta " di Gianni Caravaggio risuona la neolingua di David Reimondo, o si possono identificare le tracce del lavoro di Andrea Francolino, o ancora perdersi lungo il filo che Gaspare ha steso e intrecciato come la vita all'interno del garage. O ancora soffermarsi a guardare il tempo scultoreo di Rebecca Moccia, che ha confermato di sentirsi molto a suo agio nell'atmosfera unica del Box.

"Hai l'occasione di creare un ambiente - ci ha spiegato l'artista - cosa che in quasi tutti gli spazi che sono più ampi o che hanno una condizione meno restrittiva non hai. Quindi penso sia come stare in un ambiente".

Un ambiente che è, in un gioco di riflessi necessari, un luogo dove il contemporaneo trova una sua forma, una tra le tante possibili. E che tracciando un primo sommario della propria esperienza si apre ad accoglierne di nuove, perché alla fine un garage deve essere per forza, come l'arte, un luogo di passaggi.