26 aprile 2024
Aggiornato 07:30
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Domaine Claude Dugat a Gevrey Chambertin

Sono più o meno quatto ettari di Pinot Nero nella Cote de Nuits, per una produzione di circa 15.000 bottiglie che il mondo si deve spartire.

GEVREY CHAMBERTIN - L'aggettivazione, il linguaggio, la maniera di guardare attraverso il bicchiere. La profonda conoscenza della propria terra, il rendersi conto del cambiamento del clima e dell’invecchiare, di aver messo già tutto a posto, con serenità e consapevolezza, perché ci sarà sempre la famiglia ad accudire con infinito amore e rispetto il principe di tutti vitigni di Francia, uno solo: il Pinot Noir.

IL VIGNERON CLAUDE DUGAT - Lo sguardo che sembra perso nel vuoto e che invece identifica anche a occhi chiusi la singola parcella, che riconosce al naso, dentro il vetro, e visualizza attraverso il suo interlocutore, inutile mezzo di comunicazione che sembrerebbe più subire che gradire; ma a lui non importa mettere troppo a suo agio l’ospite, lui sta parlando del suo vino con il suo vino. Questo è femminile, l’altro è gentile, questo è più mascolino, il quarto più virile, il quinto sul frutto e il sesto sul floreale. Basta una sola nota, e nessuna stonata, per far intendere di che sinfonia stiamo parlando, quella dei vini di Gevrey Chambertin di Claude Dugat: quello dei vini setosi e gourmand.

LA TRADIZiONE PERPETUATA - Il lento e dolce passaggio di consegne sta avvenendo anche qui, nel più normale senso del percorso di una vita dedicata al far bene, senza pensare troppo ad altro, in una della più esclusive nicchie di religiosa osservanza della tradizione Borgognona. Il futuro sarà al femminile, come lo possono essere anche alcuni cru della virile Gevrey Chambertin.

PRODUZIONE LIMITATISSIMA - Circa quattro ettari, tre grand cru e altre buone cose da far giungere goccia a goccia agli appassionati dell’intero mondo. Quattro ettari vuol dire che tutto il mondo si dovrebbe spartire dodici o quindicimila bottiglie l’anno. Avete mai bevuto una bottiglia di Claude Dugat? Beh, sarebbe un opzione da non scartare, soprattutto per gli amanti del vero pinot noir di terroir.

VISITA AL DOMAINE - Per farlo sarebbe ancor più bello andandoli a disturbare a casa loro, così chiusi dentro le loro idee e dentro le loro belle e calde residenze, bevendo i loro vini, quelli che gli hanno consentito questo benessere, quelli stessi vini che sputano solo quando ci sono ospiti in cantina, forse per finta, perché ne prendono abbastanza da la pipette, ma poi, al momento di condividere il bicchiere con l’ospite, solo una parte girerà qualche decina di secondi per la bocca, mentre il resto tornerà nella botte, nella pièce.

L'ASSAGGIO IN CANTINA - Quello che sputano è dimostrativo, mentre l’ospite non lo farà mai in questi casi. Quando gli ricapiterà? La mente dice: occhio, hai in bocca un bicchiere di Griotte Chambertin di Claude Dugat. Ci sono migliaia di appassionati in giro per il mondo che sarebbero pronti a pagare più di mille euro prima di sedersi a tavola per condividere questa meraviglia. Che fai? Sputi?

LE ALTRE ETICHETTE - Ma c’è anche la Chapelle Chambertin da assaggiare, e prima Charmes Chambertin, e prima ancora fu uno Gevrey Village, ma pure fosse stato il Bourgogne base? Come si fa a sputare questa roba. Non si può. E lui ha spesso fatto finta, pensando alla fatica fatta prima di fare il vino piuttosto del sentirsi poco sobrio prima di tornare in vigna. Non si sputa nel bicchiere dove si ha bevuto, ma neanche appena a lato, non c’è motivo per farlo, non c’è motivo di sputare questo vino sul pavimento, tra le botti, un vino nobile e raro come La Griotte Chambertin (al femminile) di Claude Dugat, da condividere piuttosto, con il figlio Bertrand e delle sue giovani donne: Jeanne e Laetitia, a garantire anche qui il proseguimento di una saga famigliare infinita, di una tradizione millenaria.