Gaston Chiquet: Blanc de Blancs d’Ay
Uno Champagne anti crisi per queste feste: originalità, tipicità e personalità serviti ad uno dei migliori prezzi disponibili sul mercato.
DIZY - Non è sempre vero che il vino individuato come il più classico sia anche il più significativo ed originale prodotto da una maison di Champagne. Lo strano caso del Blanc de Blancs di questa piccola azienda di Dizy ne conferma l’eccezione, pur trattandosi di un nobile Grand Cru. La particolarità di questo prodotto, denominato Réserve Blanc de Blancs d’Ay, vale nello stesso tempo quale documentazione pratica e dimostrativa di quanto possa incidere un grande terroir su un vitigno.
COMANDA IL TERROIR - Chi non crede ancora che questo possa accadere, potrà rendersene finalmente conto mettendo il naso in questo vino che proviene da uve chardonnay coltivate curiosamente su terreni prettamente vocati al Pinot. Noir. Il risultato è uno raffinato Champagne che stupirà per il suo attacco preciso al naso su note descrittive che non possono che essere ricollegate ai piccoli frutti rossi, con particolare riferimento alle fragoline di bosco, sentore che normalmente è prerogativa dei vini elaborati a partire dal Pinot Noir, indipendentemente dalla percentuale impiegata per la composizione dell’assemblaggio di una cuvée.
PER IL PREZZO E PER I TAPPI - La seconda motivazione per scegliere questo piccolo produttore di Champagne (23 ettari di vigneto sono ben poca cosa da quelle parti), è l’eccellente rapporto qualità prezzo (cercando bene si trova attorno ai 35 euro), quella piccola grande qualità che ha spesso reso possibile l’inserimento di questi Champagne nelle carte dei vini come entry level di categoria.
Una terza ragione, che per qualcuno potrebbe anche diventare la prima, è rappresentata dalla continua ricerca di questa azienda, rivolta verso la «costruzione» del tappo perfetto, quello che salvaguardi il vino, che così possa evolversi con grazia ma senza rischi di TCA. Il famoso sentore di muffa, di tappo; quello che destinerà l’intero contenuto non ai nostri preziosi cristalli Riedel ma bensì verso il fondo d’acciaio del nostro lavandino.
UNA RICERCA CONTINUA - Gaston Chiquet provò una soluzione originale già da una decina di anni fa, usando tappi di sughero assemblati che però al contatto con il vino si proponevano con un materiale plastico particolarmente elastico, che avrebbe dovuto ridurre drasticamente il rischio di contatto, ma forse precludendo anche qualche processo di evoluzione in condizioni di riduzione. Nella bottiglia per intenderci.
In seguito anche un altro tipo di tappo anti odore è stato sperimentato, si chiama Mytic Diamant. E’ trattato con il processo Diamante, brevettato dal Gruppo Oeneo, in collaborazione con il CEA, Commissariato per l'Energia Atomica. Con questo processo la molecola di Tricloroanisolo (TCA), responsabile del "sapore di tappo" viene estratta dal sughero con un trattamento a base di biossido di carbonio supercritico, eseguito in autoclave. Sembra che finalmente si sia arrivati ad una svolta fondamentale e definitiva nella soluzione del problema del "sapore di tappo». Speriamo; se è vero che la percentuale di bottiglie che annualmente finiscono versate nel lavandino per il problema provocato dal tappo è pari al 10/15% del totale, anche questa variabile imponderabile va a favore dei vini di Gaston Chiquet.
SPECIAL CLUB - Un quarto motivo per scegliere Gaston Chiquet potrebbe anche essere rappresentato dall’appartenenza allo Special Club, il cui protocollo sarebbe troppo lungo da decifrare qui, in un post che già sta andando troppo per le lunghe. Diciamo che i «recoltant manipulant» che si identificano sotto questo formato comune di bottiglie e anche –sostanzialmente- di etichetta, seguono regole comuni che avvicinino il più possibile il proprio vino al medesimo terroir, dove invece, è noto, si può fare anche tutto uguale nei secoli dentro le grandi cantine dei produttori più famosi, quelli griffati, quelli famosi, quelli più gettonati sotto le feste di fine anno.