18 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Borgogna Top Wine

Chambertin Grand Cru non è sempre sinonimo di grande vino

Un singolo grand cru di quasi tredici ettari di pinot noir divisi tra decine e decine di proprietari domiciliati in ogni parte della Borgogna, e dove solo il prezzo è certo, mentre la qualità va cercata con molta attenzione

GEVREY CHAMBERTIN - Le cose diventate importanti su questa terra iniziano tutte da molto lontano. Perché se no come si farebbe per spiegare ad una persona normale che una bottiglia di vino può costare dai 500 ai 1000 euro? E' complicato spiegare perché una bottiglia di vino possa costare 500 o 1000 euro. E soprattutto perché e come si trovi il coraggio di custodirla a lungo in cantina e poi un bel giorno tirarla in piedi, levargli la polvere, la capsula, il tappo e infine versarla in un ampio calice, felici innanzitutto perché non sappia di tappo.

IL GUSTO DEGLI ALTRI - In un mondo che sconfina nell'effimero qualche certezza soddisfa già da subito. Ma siccome non si tratta di vini americani dalla storia breve e dal fascino incerto, quando si parla di Borgogna si può almeno tentare di dare un senso alle cifre. Una magia difficile da spiegare a chi, proprio di principio, non può accettare di mettere sul tavolo i cinque biglietti verdi o gialli necessari allo scopo. A quel punto vale la vecchia regola del tre, poi allargabile. E cioè che per farlo abbastanza spesso devi essere sufficientemente benestante, oppure devi avere un amico molto ricco con la stesso hobby, o un amico dell’amico che ti inviti, oppure lavorarci dentro a quel mondo di estrema nicchia. Ma non volendo far bastare tutte le opzioni e le ragioni più o meno razionali, resta comunque aperta la questione irrazionale, e cioè: che cosa ci trovi dentro a queste bottiglie di così speciale?  Non potendo entrare nella testa degli altri bisognerà allora tentare di trovare un punto di partenza condivisibile, l’inizio di una storia, da raccontare a chi diversamente non potrebbe intendere una verità che sembra una leggenda.

I CISTERCENSI - Il ristorante si chiamava, manco a dirlo: Les Millésimes di Gevrey Chambertin, aveva una sola stella Michelin, e forse neanche tanto meritata, tant’è che la perse. Vecchie pietre, muri spessi, tendaggi, poltrone, cucina classica, musica classica, ma soprattutto un libro di cantina che scandagliava metro per metro tutto il comune di Gevrey Chambertin, attraverso i più insignificanti o delicati climats, i già nobili e strutturati premier cru, fino ad aprirsi magicamente sui suoi nove grand cru, quando tutta la Cote de Nuits ne conta ventiquattro. Sono quel migliaio abbondante di anni che partono dall'epoca pionieristica dei Cistercensi, quelli che ne hanno dato la profondità storica; è questo che giustifica certi prezzi? Anche questo, ma non basta, perché certi prezzi non sono così antichi ma relativamente recenti, e rappresentano la logica conseguenza creatasi intorno a queste bottiglie ricche di fascino, di allure, dalla rarità certa e della qualità eccelsa dei vini (solo di alcuni), interpretati dalla mano dell’uomo.

IL SAPER FARE IL VINO - E’ l’uomo che fa il vino, partendo da un frutto e da un terroir fatti l'uno per l'altro, ma è l’uomo che fa il vino. Tenendo pure conto che esiste anche la regola contraria, e cioè che non potrai mai fare un vino come a Gevrey Chambertin se stai in Languedoc o in Toscana, per esempio. Ma forse puoi fare un nebbiolo migliore  in nord Piemonte o in nord Lombardia, quindi anche fuori dalle Langhe, anche se non si chiama Barolo. Un premio Nobel per la letteratura non lo conquista un pezzo di ottima carta e una splendida penna stilografica. Il Nobel lo si assegna a chi ha preso in mano carta e penna e ci ha scritto sopra qualche cosa intesa da molti altri come straordinaria. Stesso terreno, ma mani diverse possono invece creare dei flop clamorosi, soprattutto qui, nei 12,9 ettari de Le Chambertin, che insieme a Clos Vougeot detiene il record di wine flop. Forse per la vasta l'estensione di questi grand cru e del quasi inevitabile e conseguente frazionamento continuo per cause di successione. E se chi eredita non ci capisce di vino? Il disinteresse e la superficialità esistono anche qui.

MOLTO COSTOSO NON VUOL DIRE MOLTO BUONO - Quella carta dei vini de Les Millésimes conteneva tante pagine scritte bene, ma purtroppo di vini veramente eccellenti non è che ce ne fossero molti. Almeno questa era la percezione degli esperti, francesi o stranieri che fossero. In fondo in fondo, finita l'emozione del colpo d'occhio iniziale, era come avere in mano l'elenco del telefono comunale. Non era e non è raro sentir dire dagli stessi francesi che ci sono decine di produttori che fanno dello Chambertin dentro quei tredici ettari classificato grand cru che nel bicchiere non vale neanche 30 euro, altro che 500! Detto da un francese è tanta roba da ascoltare. Venti anni fa la situazione era questa, ma venticinque o trenta anni fa le cose andavano anche molto peggio. La selezione è impietosa all’interno di un grand cru così grande (per i parametri della Cote de Nuits), dove sono decine e decine i produttori che si sfidano in una competizione infinita, alla ricerca della perfezione, alla ricerca del vino leader di un territorio, di una cittadina che ha costruito sul pinot noir la propria fama mondiale, spesso immeritata.

SCEGLIERE NEL GINEPRAIO - La differenza non la fa solo l’estrema rarità, come nel caso di Bernard Dugat o di Leroy, ma anche l’estrema aggettivazione provocata da quel liquido su un soggetto predisposto: l’apice, la verticalità, l’immensa stoffa, la struttura architettonica e l’abissale profondità, tutte le cose che un naso più o meno allenato è in grado di cogliere in quel liquido estratto dal Campo di Bertino. Altri grandi produttori raccomandabili ma comunque costosissimi si chiamano Trapet, Rossignol Trapet, Rousseau, Remy , Mortet, e poco altro. Sono questi i vini che appena versati e annusati possono far partire emozioni verso il cervello che nessun neurone potrà dimenticare.