20 aprile 2024
Aggiornato 07:00
Arte

Frida Kahlo, la scabrosa icona pop che piace alle donne

Angoscia e dolore, piacere e morte riempiono i suoi dipinti, ruvidi, inquietanti, o solo terribilmente normali. Il suo viso diventa marchio inconfondibile del suo tratto, scavo psicologico e veicolo di valori. Prima Roma e poi Genova celebrano per la prima volta in Italia il mito della pasionaria messicana

«Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo, ma poi ho pensato: «Ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io«». Ha incantato il mondo con la sua arte rivoluzionaria e provocatoria, legame indissolubile con la sua esperienza di vita, ed è diventata icona indiscussa della pittura femminile, e per certi versi del femminismo tout court.

Costretta in un letto per molto tempo dall'età di 18 anni a causa di un terribile incidente, Frida Kahlo cominciò a dipingere. I suoi genitori le regalarono un letto a baldacchino con uno specchio sul soffitto in modo che potesse vedersi. Iniziò così la celebre serie di autoritratti: «Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio».

Angoscia e dolore, piacere e morte, che l'artista messicana definiva «nient'altro che un processo per esistere», riempiono i suoi dipinti, scabrosi, ruvidi, inquietanti, o solo terribilmente normali. Il suo viso diventa marchio inconfondibile del suo tratto, scavo psicologico e veicolo di valori. Menomazione fisica, desiderio, forza intellettuale, impotenza, maternità mancata: le sue tele parlano di lei e del suo profondo travaglio interiore.

Via via la sua pittura comincia a fondersi con la storia e lo spirito del mondo che le sta intorno, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali che da lì a poco avrebbero portato alla Rivoluzione messicana. «Sono molto preoccupata per la mia pittura – confida –. Soprattutto voglio trasformarla in qualcosa di utile per il movimento rivoluzionario comunista, dato che finora ho dipinto solo l'espressione onesta di me stessa, ben lontana dall'usare la mia pittura per servire il partito. Devo lottare con tutte le mie energie affinché quel poco di positivo che la salute mi consente di fare sia nella direzione di contribuire alla rivoluzione. La sola vera ragione per vivere».

Frida si riappropria del passato indigeno, delle tradizioni ancestrali, del folklore talvolta anche portato all'eccesso, e la sua arte si riempie di colori e di simboli della cultura popolare messicana. Un po' surrealista, un po' realista magica, influenzata dalle tante avanguardie che attraversano l'America degli anni '30 e '40, diventa una sorta di icona pop.

Oggi, per la prima volta in Italia, le Scuderie del Quirinale celebrano l'artista in una grandiosa retrospettiva (20 marzo-31 agosto 2014). Circa 130 opere tra dipinti e disegni provenienti dai principali nuclei collezionistici, opere chiave appartenenti ad altre raccolte pubbliche e private in Messico, Stati Uniti, Europa, più una selezione di ritratti fotografici, tra cui quelli realizzati da Nickolas Muray negli anni '40, indispensabile e suggestivo complemento all'arte della Kahlo sotto il profilo della codificazione iconografica del personaggio.

In mostra anche una selezione di opere degli artisti attivi in quel periodo che hanno vissuto fisicamente e artisticamente vicino a lei, dal marito Diego Rivera a José Clemente Orozco, José David Alfaro Siqueiros, Maria Izquierdo e altri.

Dal 20 settembre 2014 al 15 febbraio 2015, la mostra «Frida Kahlo e Diego Rivera» a Palazzo Ducale a Genova prosegue il racconto romano analizzando l'universo privato di Frida, un universo di grande sofferenza, al centro del quale ci sarà sempre il marito, delineando un rapporto che lascerà enormi tracce nella sua arte.