Garrone: «Io, schiavo del successo di Gomorra»
Il regista romano si confessa a «Max», in edicola dal 4 ottobre, dove ammette quanto sia stato difficile per lui non essere completamente travolto dal successo del film ispirato al libro di Roberto Saviano. Stava quasi per diventare un «megalomane», racconta. Poi, è arrivato «Reality», la sua ultima fatica premiata a Cannes 2012 con il Grand Prix
MILANO - «Prima di impegnarmi in 'Reality' ero completamente vampirizzato da 'Gomorra' e stavo quasi per diventare un megalomane». Queste le confessioni di Matteo Garrone al mensile «Max», in edicola dal 4 ottobre. Il regista romano rivela quanto sia stato difficile per lui non essere completamente travolto dal successo del film ispirato al libro di Saviano. «Ho fatto il rappresentante per 'Gomorra' in giro per il mondo, non parlavo d'altro - prosegue Garrone - e alla fine la mia pellicola non è neanche stata selezionata tra le cinque candidate all'Oscar come miglior film straniero».
«Dopo 'Gomorra' mi sembrava che nessuna altra storia fosse abbastanza forte» ammette il regista, attualmente nelle sale con il suo nuovo lavoro «Reality».
Reality mi ha lasciato sensazioni positive - «E' stato difficile gestire il successo del 2009, me ne sono reso conto e adesso non ho intenzione di aspettare altri 4 anni per il prossimo film» rassicura il regista. «Reality, premiato a Cannes 2012 con il 'Grand Prix', a differenza del film precedente, mi ha lasciato sensazioni positive. Mi sento pieno di energie e libero». Così Garrone descrive le emozioni vissute con la sua ultima direzione cinematografica, molto differenti da quelle che lo hanno travolto con il film precedente.
«Fatte le dovute proporzioni Camorra e televisione sono pericolose»: afferma Garrone, rivelando un lato di sé ancora inedito. «La celebrità ad un certo punto non basta più - spiega il regista - e siamo pronti a rinunciare alla vita vera per ottenere uno posto in paradiso, quello televisivo».
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