16 aprile 2024
Aggiornato 22:00
Il regista racconta la sua teoria su National Geographic Channel

James Cameron: Ecco com'è affondato il Titanic

Immaginate che la prua finisca sott'acqua e la poppa venga sollevata. Si crea un centro di galleggiamento al centro. Lo stesso avviene nella banana non sbucciata quando si spezza a metà. La poppa cede e la prua affonda

MILANO - «Datemi una banana e vi spiegherò com'è affondato il Titanic». James Cameron, regista del celebre film sulla tragedia del transatlantico, introduce così la sua teoria sull'inabissamento della nave. A cento anni esatti dal drammatico incidente, il director canadese ricostruisce la dinamica dei fatti in «Titanic: La versione di Cameron», documentario in onda domenica 8 aprile in esclusiva su National Geographic Channel.

LA TEORIA DI CAMERON - «Immaginate che la prua finisca sott'acqua e la poppa venga sollevata - spiega Cameron -. Si crea un centro di galleggiamento al centro. Lo stesso avviene nella banana non sbucciata quando si spezza a metà. La poppa cede e la prua affonda. Ma un pezzo del doppio fondo tiene ancora unite la poppa e la prua, proprio come avviene con la banana che con la buccia lega le due parti spezzate».
Il regista 57enne, che grazie a «Titanic» nel 1998 ottenne l'Oscar e che in questi giorni torna nelle sale con la versione 3D dello stesso film, ha radunato un'equipe di esperti, tra cui ingegneri, architetti navali, artisti e storici. L'indagine, effettuata con la tecnologia utilizzata in Avatar, chiarisce in che modo si ruppe esattamente la nave e perché una parte di essa finì distante dal resto del relitto.
«La nave inizia a colare a picco - aggiunge Cameron -. La base dei fumaioli collassa. Il doppio fondo resiste, poi prua e poppa si separano e la prua cola a picco, inabissandosi come un razzo. La prua scende in posizione stabile e tocca il fondale. In pratica si rompe nella parte posteriore. Poi la poppa si mette in posizione verticale e si inabissa - conclude il regista -. Sprofonda nel fondale a spirale e alla fine implode».