26 aprile 2024
Aggiornato 03:30
Ricerca rivela che la sua percezione è innata

I neonati hanno il senso del ritmo

Ricercatori in Ungheria e nei Paesi Bassi hanno dimostrato che i neonati sono in grado di riconoscere la cadenza delle sequenze sonore ritmiche

Ricercatori in Ungheria e nei Paesi Bassi hanno dimostrato che i neonati sono in grado di riconoscere la cadenza delle sequenze sonore ritmiche. Le loro scoperte, pubblicate nella rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), sono il risultato del progetto EMCAP («Emergent cognition through active perception«) finanziato dall'UE con 1,95 milioni di euro nell'ambito del Sesto programma quadro (6°PQ).

La percezione del ritmo è un aspetto essenziale della comunicazione umana. Ci aiuta a trovare il momento giusto per rispondere o partecipare a una conversazione, senza la quale potrebbero sparire la comprensione e la collaborazione. La musica fornisce un campo straordinario per l'esplorazione di questo fenomeno, grazie alla sua universalità (come il linguaggio) e dato che segue una struttura molto chiara.

Finora si sapeva poco su come i neonati percepisono il ritmo. Studi precedenti avevano dimostrato che i neonati iniziano a percepire il «battere» della musica nel corso dei primi sei mesi di vita, e questo è stato attribuito in gran parte al fatto di essere cullati al ritmo della musica da chi li tiene in collo. Si è tuttavia molto discusso sul fatto se questa capacità fosse innata o meno.

Nel presente studio, i ricercatori hanno esaminato neonati addormentati di due o tre giorni di età (accompagnati dalle madri), collegandoli ad elettrodi encefalici e facendogli ascoltare sequenze ritmiche attraverso cuffie (di aspetto molto confortevole). Le sequenze, che includevano ritmi rock di base suonati su snare, bassi e hi-hat, erano proposte ai piccoli per centinaia di volte e veniva registrata la risposta elettrica encefalica. A intervalli regolari (circa il 10% delle volte), la prima battuta veniva omessa da una parte della sequenza. Quando accadeva, i neonati lo notavano: il loro cervello vi reagiva come ad un evento inaspettato.

Le reazioni dei neonati all'omissione della prima battuta erano simili alle reazioni osservate in un gruppo di controllo composto da 14 adulti che ascoltavano la stessa sequenza. I ricercatori spiegano: «Negli adulti, l'interruzione occasionale di alcune sequenze sonore che presentano aspetti regolari, provoca una risposta cerebrale discriminativa chiamata «negatività da sfasamento». In studi precedenti sui neonati, questo tipo di reazioni erano state osservate in risposta all'inserimento di un tono armonico su un sottofondo di rumore.

L'individuazione della battuta coinvolge l'individuazione di un ciclo ritmico completo e il capire dove inizia. I neonati hanno dimostrato di poter individuare questo punto di partenza, dato che non hanno reagito in modo particolare ad omissioni di suoni in altre parti (meno rilevanti) del ciclo sonoro.

«Sembra che la capacità di individuare le battute in sequenze sonore ritmiche è già presente alla nascita,» concludono gli autori. «I nostri risultati indicano che, anche se è importante l'apprendimento attraverso il movimento, l'apparato uditivo dei neonati è apparentemente sensibile alla periodicità e sviluppa aspettative su quando inizierà un nuovo ciclo.»

Le scoperte destano importanti domande sull'apprendimento e le orgini della musica. Gli autori ipotizzano che la sensibilità dei neonati per composizioni musicali importanti, potrebbero significare che la musica ha in sé un qualche vantaggio evoluzionistico. Essi ritengono che siano necessari ulteriori studi per chiarire se i neonati riescono non solo a riconoscere il ritmo, ma anche a costruire una rappresentazione del metro ordinata per importanza.

Il progetto EmCAP, che comprendeva esperimenti percettivi e studi di modellizzazione informatici nella cognizione musicale, è stato completato nel settembre 2008. Il suo obiettivo era di analizzare il comportamento cognitivo complesso nei sistemi artificiali.

Per ulteriori informazioni, visitare:
Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)
Università di Amsterdam
EMCAP