19 aprile 2024
Aggiornato 22:30
CRONACA

Tredici anni di cantiere e una strada ancora chiusa: corso Venezia, una ferita aperta in Borgo Vittoria

Dopo 13 lunghi anni di ruspe, scavi e lavori, residenti e commercianti avevano visto la luce in fondo al tunnel. Un’illusione: corso Venezia è la vera vittima della viabilità Torinese

TORINO - Nessuno parla più di piazza Baldissera: a una settimana dal maxi ingorgo che ha paralizzato una città, la situazione della rotonda sembra ormai tornata alla normalità. Niente più traffico, pochissime macchine e polemiche ormai scemate. Eppure, dietro la calma apparente di una rotonda che ora sembra funzionare, in attesa che i droni e gli studi del Politecnico forniscano soluzioni, i residenti e i commercianti di Borgo Vittoria devono fare i conti con una ferita aperta: corso Venezia chiuso.

13 ANNI DI CANTIERE E LA BEFFA - Per gli automobilisti che evitano quella strada oggi impraticabile, corso Venezia chiuso è solo un piccolo disagio ma per chi vive e lavora in quella zona la chiusura di quel tratto di strada che va da via Vibò a piazza Baldissera è un incubo. Un dramma che solo le persone che hanno vissuto per anni davanti a un cantiere può capire. Scavi, rumore, polveri, passaggio di automobilisti assente, passaggio di pedoni e ciclisti con il contagocce. Per i commercianti equivale alla morte. Lo sanno bene quelli di via Nizza, di fronte al cantiere Lingotto-Bengasi della metropolitana, iniziato nel novembre 2012: 6 anni di lavori, un cronoprogramma che peggiora mese dopo mese, attività che nel migliore dei casi sono costrette a licenziare dipendenti e nel peggiore a chiudere i battenti. In corso Venezia le condizioni sono le stesse, ma il tempo va raddoppiato. Qui i lavori sono iniziati nell’aprile del 2005 e a pochi mesi dalla tanto attesa apertura, la strada è di nuovo chiusa.

CORSO VENEZIA CHIUSO? UN DANNO PER I CITTADINI - Corso Venezia è innegabilmente la vittima sacrificale della viabilità Torinese. Una viabilità in cui, è innegabile, il rapporto tra mezzi di trasporto (qualsiasi) e dimensioni delle strade è insostenibile. Basta pensare che la maggior parte delle infrastrutture su cui oggi si muovono auto, moto e bus risale a decine e decine di anni fa, quando i mezzi in circolazione erano molti meno. In attesa di soluzioni temporanee, con il miraggio di un sottopasso che probabilmente non verrà mai realizzato, a pagare le conseguenze di progetti fallimentari sono i cittadini. Quelli a cui non importa nulla di chi abbia avviato il progetto o chi l’abbia modificato. Quelli che ancora oggi, ancora una volta, si ritrovano davanti a una strada chiusa, in attesa che qualcuno ascolti il loro grido di dolore e porti loro una soluzione.