29 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Pizzeria Gennaro Esposito

Pizzeria Gennaro Esposito: «Oltre vent'anni di lavoro rischiano di andare in fumo» 

Lo scandalo che ha colpito la pizzeria Gennaro Esposito di via Gioberti fa infuriare la casa madre del marchio che prende le distanze e annuncia provvedimenti legali per difendere «il buon nome di Gennaro Esposito»

TORINO - Ha ricevuto davvero una brutta sorpresa di compleanno Walter Picariello (che tutti chiamano Gennaro, come la sua pizzeria in via Passalacqua) mercoledì 11 aprile, quando è stata divulgata la notizia di alcune presunte irregolarità presso la pizzera Gennaro Esposito di via Gioberti, che porta il suo stesso marchio. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di ricostruire con ordine come «oltre vent'anni di lavoro rischino di andare in fumo» in una giornata.

PIZZERA VIA GIOBERTI - Durante una serie di controlli, gli agenti di polizia hanno scoperto presso il ristorante pizzeria Gennaro Esposito di via Gioberti «un intero frigorifero colmo di alimenti mal conservati, alcuni dei quali anche scaduti» si legge nel comunicato stampa divulgato dalla Questura di Torino. La notizia ha fatto immadiatamente il giro del web ed è stata riportata dalla totalità dei quotidiani locali. A farne le spese però è stata anche la pizzeria Gennaro Esposito di via Passalacqua, proprietaria del marchio da oltre 24 anni. 

MARCHIO - Si inizi col precisare che il marchio «Gennaro Esposito» non è un franchising. «La casa madre di via Passalacqua concede l’utilizzo del marchio a seguito della sottoscrizione di un contratto di licenza, ove è previsto un pagamento di un canone» spiega l'avvocato Federica Sergi, che assiste la pizzeria Gennaro Esposito, «In questo modo sicuramente vi è un’espansione commerciale del marchio, si sottoscrive un contratto con chi ne fa uso, ma le regole sono diverse da quelle che insistono in un rapporto regolamentato secondo il metodo del franchising. La casa madre, ad esempio, fornisce un elenco dei fornitori a chi usa il suo marchio, supervisiona, ma non entra nel merito della gestione del locale». Non meno che in un franchising però, chi usa il marchio è tenuto a rispettarlo, precisano i proprietari della pizzeria di via Passalacqua. Stando al caso specifico poi, la pizzeria di via Gioberti godeva della concessione del marchio a titolo gratuito, in virtù di un rapporto d'amicizia che durava oramai da anni tra i due proprietari. «Conosciamo il ragazzo che gestisce la pizzeria di via Gioberti da tanti anni, gli abbiamo dato il marchio in comodato d'uso e lui lo usava da un paio d'anni. Non ci sono mai stati problemi e la pizzeria aveva un buon rendimento» spiega Maria Ausilia Bavuso, moglie di Picariello. 

GENNARO ESPOSITO - Lo scandalo che ha colpito la pizzeria di via Gioberti è così ricaduto duramente sulla casa madre del marchio. «Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di solidarietà» spiega Lia (Maria Ausilia), «ma in tanti hanno anche pensato male di noi, ed è questa la cosa che mi ha fatto stare più male» racconta con le lacrime agli occhi. I due proprietari, in attività dal 1975, stanno vivendo con grande dispiacere tutta l'attenzione mediatica relativa ai problemi della pizzeria di via Gioberti, da cui prendono le distanze. E' ancora presto per definire se quanto accaduto possa aver portato un danno d'immagine al marchio. «Una comunicazione errata è senza dubbio arrivata al consumatore» spiega il legale della coppia, «Se dovessimo riscontrare un danno, ci tuteleremo nelle dovute sedi per difendere il buon nome di Gennaro Esposito». Intanto la preoccupazione è facilmente leggibile sul volto di Walter, maestro pizzaiolo, che dopo oltre 20 anni «di duro e onesto lavoro rischia di vedere scivolare via tutto in un secondo».