29 aprile 2024
Aggiornato 01:30
Piemonte

La prima Lonely Planet sul Piemonte, alla scoperta di una Regione che ha tanto da offrire 

Cinque autori della celebre guida Lonely Planet sono stati mandati alla scoperta di questa terra straordinaria in cui sono presenti ben quattro siti patrimonio dell'UNESCO. Ecco come hanno raccontato il Piemonte

TORINO - La guida Lonely Planet, amica del cuore di tanti viaggiatori, scende nuovamente in campo con un obiettivo ambizioso, raccontare il Piemonte. Alle soglie del suo ventiseiesimo compleanno, la Lonely si cimenta in una delle sfide più difficili: il racconto di casa propria. La difficoltà è doppia in questo caso e a spiegarlo è lo stesso direttore di Lonely Planet italia, Angelo Pitro: «Questa guida è molto speciale per noi: raccontare la terra in cui viviamo è più difficile, si rischia di non essere oggettivi. Noi abbiamo cercato di pensare sia a chi viene da fuori a visitare il Piemonte, sia ai Piemontesi stessi».

LONELY PLANET - Una guida di Torino edita dall'azienda in effetti c'è già, si chiama Torino Pocket ed era stata pensata in occasione delle Olimpiadi del 2006. A distanza di anni dunque si è deciso di ampliare lo sguardo e di creare un testo che spaziasse all'interno delle bellezze di una regione complessa come il Piemonte: tra storia, arte, cultura, natura e ovviamente gusto. «Un tempo le mete turistiche italiane erano quelle classiche, Roma, Venezia, Firenze... Poi qualcosa è cambiato» ha commentato Pitro, «Tutti i territori hanno cercato di proporsi e così anche il Piemonte ha iniziato a diventare una destinazione nell'immaginario dei viaggiatori». Da qui l'esigenza di una guida per "persone strane in posti strani" in pieno stile Lonely Planet, che racconti al meglio un territorio che non si concede al primo sguardo, ma di cui è facile innamorarsi. «I torinesi spesso non conoscono il Piemonte» ha commentato l'assessore regionale al Turismo e alla Cultura, Antonella Parigi, «siamo pigri. Eppure questa regione è ricca di luoghi meravigliosi. Contrariamente a Torino non ha alle spalle una storia di investimenti sul territorio, è stato una terra di manifattura senza una particolare vocazione turistica che ha vissuto in questi anni un importante trasformazione che va raccontata».

PIEMONTE - Così cinque autori della Lonely sono stati mandati per quattro settimane ciascuno alla scoperta di questa terra in cui sono presenti ben quattro siti patrimonio dell'UNESCO. Giacomo Bassi, origini biellesi e trapiantato a Barcellona, si è occupato della zona del Canavese: «Credo di aver mandato 200 mail prima di partire e di aver parlato con altrettante persone» commenta, raccontando un Canavese ricco di "lucchetti chiusi" e di spazi ancora da scoprire. Sara Viola Cabras, già autrice di Torino Poket, invece è tornata ad occuparsi della città della Mole: «Ho fatto un grandissimo lavoro di preparazione. È stato difficile perché io vivo a Torino, ma non l'ho mai guardata con gli occhi di un viaggiatore. È stato difficile, ma ho conosciuto la città una seconda volta. Certi colori non li avrei mai percepiti senza questo lavoro. Ho riscoperto la quantità infinita di cose da fare in qualsiasi mese dell'anno. Torino è una città che ha tantissimo da vedere e da fare. Ho riempito pagine e pagine di feste ed eventi». Una lettura tanto più coinvolgente per il fatto che dietro si sente la mano e il timbro di chi scrive, «Se una recensione è entusiasta e perché ho apprezzato la metà. Il lettore sente davvero l'anima di chi scrive». Molto presente nelle scelte anche la voce narrante di Anita Franzon che, parlando delle Langhe e del Roero non ha potuto fare a meno di farsi guidare delle voci letterarie primarie della zona: Fenoglio e Pavese. «Grazie a questo lavoro ho scoperto l'Alta Langa, sconosciuta anche agli abitanti della Bassa Langa. Da Monbarcaro, ad esempio, si vede il porto di Savona: si respira l'aria di montagna e l'aria di mare». «E' incredibile» dice lei, «Assolutamente da non perdere», aggiungiamo noi.