28 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Gusto

Agnolotti del plin, il gustoso capolavoro della cucina torinese in miniatura

Perché si chiamano così? E soprattutto, conoscete la ricetta originale? Viaggiamo insieme nella cultura culinaria torinese

TORINO - D’inverno, e perché no durante le feste di Natale, un piatto di agnolotti del plin non può davvero mancare nella tavola di un torinese che si rispetti. Il motivo? I «plin» sono gusto. I plin sono un capolavoro di manualità. I plin sono tradizione.

LA STORIA - Ognuno di noi ha mangiato gli agnolotti del plin almeno una volta nella vita, ma quanti conoscono l’origine di questo nome? E soprattutto, qual è la ricetta originale? E dove nasce? A qualcuno non farà piacere, ma la ricetta più antica appartiene a un cuoco francese (torinese d’adozione): Francesco Chapusot. Chapusot fu capocuoco dell’ambasciatore d’Inghilterra presso la corte dei Savoia a Torino tra il 1841 e il 1851. Nel 1846, nel pieno del suo servizio, diede vita a questi ravioli da una forma decisamente più rotonda rispetto a quella attuale.  La variante dei plin ha quindi origine nelle Langhe e risale ai primi anni del Novecento. Come detto, parliamo di un capolavoro di manualità proprio perché i plin sono un tipo di pasta molto piccola. All’interno della sfoglia sottile vi è un ripieno gustoso. Il nome? Deriva dal «pizzicotto» che viene dato alla pasta per saldare e sigillare il ripieno.

LA RICETTA - Parliamo ora della ricetta: i procedimenti da fare sono sostanzialmente due, quello per il ripieno e quello per la sfoglia che deve essere molto sottile. Per quanto riguarda il ripieno servono i seguenti ingredienti: arrosto vitello, arrosto maiale, grana Padano, vino rosso, uovo, brodo vegetale, cipolla, spinaci, olio extra vergine d’oliva, rosmarino, noce moscata, sale, pepe. Per quanto riguarda la sfoglia invece gli ingredienti necessari sono i seguenti: farina, uovo e 2 tuorli, sale e acqua. La preparazione è piuttosto laboriosa.