2 maggio 2024
Aggiornato 05:00
La vedova di Musy dopo la sentenza

Giustizia è fatta. «Ma tanto Alberto non torna»

Così Angelica Corporandi, vedova di Alberto Musy, ha commentato la sentenza della Corte d'assise d'appello di Torino che ha confermato l'ergastolo comminato in primo grado per Francesco Furchì

TORINO - «Un uomo ha preso l'ergastolo però noi siamo più tranquilli, non potevamo sperare in un risultato più efficace». Così Angelica Corporandi, vedova di Alberto Musy, ha commentato la sentenza della Corte d'assise d'appello di Torino che ha confermato l'ergastolo comminato in primo grado per Francesco Furchì. «Non si può dire che siamo contenti - ha aggiunto - Alberto non torna e adesso spiegheremo alle figlie come sono andate le cose in modo che capiscano che quanto è avvenuto non era scontato e che è stato il risultato del lavoro e dell'impegno di molti». «Ora voglio tornare a casa e chiudere un capitolo - ha aggiunto la donna - una specie di filo logico è arrivato al punto e ora bisogna assolutamente guardare avanti».

Ergastolo anche in appello
Ergastolo anche in appello per Francesco Furchì, dunque, ritenuto responsabile di omicidio premeditato nei confronti dell'ex consigliere comunale Alberto Musy che la mattina del 21 marzo 2012 venne ferito sotto casa da alcuni colpi di pistola e morì dopo 19 mesi di coma. Francesco Furchì, lasciando l'aula dopo aver ascoltato la sentenza in silenzio, ha ancora ripetuto: «Sono innocente», mentre la vedova di Musy ha abbracciato la cognata che non ha trattenuto le lacrime. «Sono state accettate le richieste dell'ufficio della Procura e quindi è stata riconosciuta la validità del lavoro fatto» ha commentato il procuratore generale Marcello Maddalena, che ha speso parole di apprezzamento per i dirigenti e i funzionari di polizia che hanno svolto le indagini e a cui ha detto «va il merito di aver risolto un caso difficilissimo».

Una sentenza di giustizia
«Una sentenza di giustizia», così l'avvocato di parte civile Giampaolo Zancan ha commentato la sentenza. Una decisione «che premia lo straordinario impegno della Questura, della Procura e del procuratore generale. Ma la famiglia - ha commentato Zancan - nei processi di omicidio non vince mai perché ha già perso prima. Però - ha detto ancora riferendosi ad Angelica Corporandi - questa madre meravigliosa può dire alle figlie di aver seguito con ogni attenzione e affetto il processo per omicidio del loro padre e questa è l'unica consolazione che possa avere in questo momento».

Forse una falsa testimonianza di tre testimoni
La Corte ha anche disposto l'invio degli atti alla Procura della Repubblica per verificare la eventuale falsa testimonianza di tre testimoni al processo. Si tratta del professor Pier Giuseppe Monateri, dell'ex amico del cuore di Furchì Felice Filippis e della moglie di quest'ultimo Maria Cefalì. «Sono molto soddisfatto - ha detto l'avvocato di parte civile Giampaolo Zancan - che la Corte abbia accolto questa istanza così come avevo chiesto in primo grado, non solo nei riguardi di Filippis ma anche della moglie e del professor Monateri. Il cittadino - ha osservato Zancan - deve imparare ad aiutare la giustizia».