27 agosto 2025
Aggiornato 22:30
Lavoro e diritti

Comdata, via gli ammortizzatori sociali ai dipendenti

L'azienda cambia l'inquadramento Inps. Per i 1.200 impiegati di Ivrea e gli altri 6mila sparsi per l'Italia sfuma il diritto alla cassa integrazione. Elvira Russo di Slc-Cigl «È uno scippo»

IVREA – Si è saputo sono ai primi giugno, ma Comdata aveva già agito da un mese. Dal 1 maggio 2015 l'azienda ha cambiato inquadramento Inps, passando dal settore industria ai servizi. Un giro di vite ai costi fatto alla chetichella che poco piace ai dipendenti, perché a fronte di un «magro» - almeno secondo i sindacati – risparmio, tutti gli impiegati di uno dei nomi leader nell'outsourcing di servizi di contact center, help desk, back office, credit management e gestione documentale si ritrovano privati degli ammortizzatori sociali. Saltare dall'industria ai servizi significa, infatti, in caso di crisi non avere più diritto alla cassa integrazione ma passare «per direttissima» a licenziamento o mobilità.

La dura reazione dei sindacati

Il Coordinamento Nazionale Fistel - Cisl di Comdata – azienda con 7mila dipendenti sparsi in italiane, di 1.200 solo ad Ivrea - non ha tardato a farsi sentire, ed in una nota ufficiale bolla l'atteggiamento di Comdata come fortemente negativo: «Comdata in modo subdolo ha unilateralmente scelto, speriamo non strumentalmente, di risparmiare qualche briciola di euro sacrificando le tutele dei lavoratori, che in questo modo si vedono privati di protezioni molto più cogenti in caso di crisi aziendale come gli ammortizzatori sociali. Un'iniziativa miope che per risparmiare qualche euro manda un segnale inequivocabile e negativo, un'inversione di tendenza bruttissima che denota una forte disattenzione verso il proprio personale, in un’azienda labure intensive, dove le persone, la loro efficacia, la loro produttività sono il vero valore aggiunto». Ed in un momento che peggio non si poteva scegliere, perché il mai come oggi servizi di call-center e affini hanno subito una dura battuta d'arresto. A poco servono le rassicurazioni dell'azienda, che in alcuni rapidi incontri territoriali ha specificato come la variazione attuata non abbia ripercussioni su stipendi e contributi. Va bene, ma il nodo ammortizzatori sociali resta.

Cosa succederà ad Ivrea

In città le rappresentanze sindacali si sono riunite martedì 16 maggio, Slc-Cigl (settore telecomunicazioni) ha fissato un'ora di sciopero per venerdì a fine turno, non solo a Ivrea e per la vicina Torino ma su tutto il territorio nazionale: «I lavoratori Comdata hanno subito uno scippo degli ammortizzatori sociali – commenta Elvira Russo di Slc-Cigl Torino – per 10 anni hanno versato dalla busta paga dei soldi che in caso di bisogno non vedranno più tornare indietro. L'azienda deve chiarire la propria posizione, non capiamo il motivo di una scelta così repentina. Temiamo che dietro ci sia una strategia mirata: la possibilità di liberarsi senza troppi orpelli di una fetta di dipendenti, magari i più costosi, salvo poi riassumere in futuro all'abbisogna e godendo anche degli sgravi offerti dal Job-Act». Fistel e Uilcom non aderiranno allo sciopero, hanno deciso di verificare la situazione direttamente con l'azienda, che ha indetto un incontro con i sindacati per lunedì 22 giugno a Roma.