14 giugno 2025
Aggiornato 10:30
MotoGP

I «ladri» delle lastre di Valentino Rossi la fanno franca

Un centinaio di dipendenti dell'ospedale di Ancona, dove il Dottore venne ricoverato per l'operazione alla gamba, sbirciarono i suoi referti sul computer, e uno di questi li pubblicò su Facebook: nessuna punizione

Valentino Rossi in uscita dall'ospedale di Ancona in sedia a rotelle e con il gesso alla gamba
Valentino Rossi in uscita dall'ospedale di Ancona in sedia a rotelle e con il gesso alla gamba Foto: ANSA

ANCONA«Alla luce della documentazione acquisita e dopo ulteriori approfondimenti, in merito alla nota in analisi, e sul regolamento dei sistemi informativi, questo ufficio non ritiene rilevante la condotta tenuta e pertanto non intende procedere a contestazioni per responsabilità disciplinare nei suoi confronti». Se la cavano così, senza neanche una ramanzina, i dipendenti dell'ospedale di Ancona sospettati di aver rubato, dai computer dell'azienda, le lastre della gamba fratturata di Valentino Rossi. Dopo il ricovero del Dottore per l'operazione alla tibia e al perone destri, avvenuta nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre scorsi, infatti, in molti, almeno un centinaio, avrebbero ceduto alla curiosità, entrando nell'archivio per sbirciare le radiografie e i relativi referti. Uno di loro, ad oggi rimasto ancora senza nome, però, si è spinto oltre, copiando i documenti per poi pubblicarli su Facebook.

Sentenza salomonica
La reazione del nosocomio non si fece attendere: il giorno stesso il direttore generale Michele Caporossi sporse un esposto contro ignoti alla procura, che affidò le indagini alla polizia postale delle Marche, per la quale non fu difficile ricostruire le tracce computerizzate, come delle vere e proprie impronte digitali, lasciate nell'atto di collegarsi alla rete interna. I dipendenti in questione erano stati dunque ascoltati dai membri della commissione interna, finché a loro era stata promessa una sanzione disciplinare, in alcuni casi addirittura una sanzione esemplare. Alla fine, però, non c'è stato nulla di tutto questo, rivela il quotidiano locale Il resto del carlino: semplicemente un consiglio, quello di evitare in futuro nuovi accessi immotivati al sistema informatico con le password dei medici. «Cogliamo l’occasione – si legge nella lettera inviata ai diretti interessati e pubblicata dalla testata giornalistica – per raccomandare la massima osservanza di quanto disposto dal regolamento, quanto a protezione dei dati personali. In particolare si richiama l’attenzione sull’uso personale delle credenziali di accesso agli archivi». E chiusa la questione.