19 aprile 2024
Aggiornato 23:00
A due anni dalla tragedia

Villeneuve snobba Schumi: «L'incidente non mi ha colpito»

«Lo conoscevo poco e non eravamo amici. Penso piuttosto alla famiglia e alle persone che gli erano vicine», confessa il pilota canadese, primo grande rivale di Michael Schumacher, in questa intervista esclusiva al DiariodelWeb.it

ROMA – In Formula 1 è stato il suo primo, grande avversario. Uno dei pochi, insieme a Mika Hakkinen e a Fernando Alonso, a potersi vantare di averlo sconfitto nello scontro diretto per il titolo mondiale. Eppure, a distanza di quasi due decenni da quei tempi, la notizia del terribile incidente sugli sci che ha sconvolto la vita di Michael Schumacher, avvenuto esattamente due anni fa, non sembra aver toccato più di tanto Jacques Villeneuve. Perché? Semplicemente perché «non eravamo amici», confessa l'ex campione canadese, oggi pilota in Formula E e opinionista di Sky, al DiariodelWeb.it.

Jacques, cosa provasti quando sentisti per la prima volta la notizia dell'incidente al tuo grande rivale Michael Schumacher?
Niente. Non eravamo amici.

Era comunque una persona che conoscevi...
In realtà lo conoscevo poco. Il mio pensiero va soprattutto alla sua famiglia e alle persone più vicine a lui. Per quanto riguarda Michael, non è un mio amico.

Dunque la notizia non ti ha colpito più di tanto?
No. Accadde la stessa cosa quando morì Ayrton Senna. Tutti parlavano di lui, ma io non lo conoscevo. Il giorno prima, invece, aveva perso la vita Roland Ratzenberger, che era un mio amico. E la sua tragedia sì che mi aveva toccato. Però quando provavo a parlarne, non interessava a nessuno, perché tutti volevano sentire solo notizie di Senna, che era più conosciuto. Lo stesso vale per Michael.

Parliamo di gare. Questa Ferrari ha qualche chance di raggiungere la Mercedes nel 2016?
Sì. Già quest'anno ha potuto lottare: non in tutti i circuiti, certo, ma è stata in grado di disputare delle grandi gare. Grazie alle risorse che ha a disposizione, spesso riesce a lavorare anche meglio della Mercedes. L'ambiente dei piloti e degli ingegneri è sereno. Quindi il futuro è buono.

Come vedi la Formula 1 di oggi, rispetto a quando correvi tu? C'è meno spettacolo, le gare sono più scontate?
No, non dobbiamo fare confusione. Se per spettacolo intendiamo i sorpassi, in realtà oggi se ne fanno di più che ai miei tempi. Il problema è che questo spettacolo non è bello, non fa più sognare il pubblico. Perché non ci sono gli eroi.

È un problema di personaggi, quindi?
In parte sì. Ma anche di queste macchine, che visivamente sembrano lente e facili da guidare. Soprattutto per il fatto che ormai l'asfalto è ovunque, anche nelle vie di fuga, perciò anche se un pilota finisce un po' largo non succede niente, perfino nei circuiti più impegnativi come Spa. E questo non ci tiene sulla punta del divano, quando guardiamo la gara.

Quindi bisognerebbe tornare indietro nel tempo?
Sì, ma questo è impossibile.

Dobbiamo rassegnarci, allora?
Ogni strada che è stata percorsa per creare più show ha finito solo per distruggerlo ulteriormente. Pensiamo al Drs, l'ala posteriore mobile, introdotta proprio per avere più sorpassi: in realtà ha creato sorpassi noiosi.

Sembra di vedere una gara alla Playstation.
Sì. Ogni volta in cui si aggiunge qualcosa in più, si indebolisce questo sport, ma allo stesso tempo diventa impossibile tornare indietro.

Intanto sei tornato anche tu a correre, con le monoposto elettriche della Formula E. Come ti trovi?
Bene, è una macchina da corsa e questo mi basta! È professionale, ci sono dei buoni piloti, le gare si corrono nel centro delle città: tutti elementi positivi. Però andare forte, che è ciò che conta, resta sempre molto difficile.