Danilo Petrucci, la giovane speranza dell'Italia in MotoGP
Nei test è andato fortissimo. La squadra è già entusiasta di lui: «Solo indicazioni positive». E anche Petrux si sente pronto: «Guidare di notte e con il caldo mi è sempre piaciuto, è una goduria»
TERNI – Sulla schiena ha tatuata la scritta «Life is racing». Come a confermare al mondo che lui è proprio nato per correre. Danilo Petrucci, 24enne ternano, è la nuova promessa italiana del Motomondiale. Dopo tre stagioni nelle retrovie con piccoli team come Ioda e ART (miglior risultato un ottavo posto a Valencia nella stagione di debutto), quest'anno per lui arriverà la grande occasione: è stato chiamato dal team Pramac Racing a sostituire Andrea Iannone, promosso sulla Ducati ufficiale.
E negli ultimi test malesi ha dimostrato di non avere alcun timore reverenziale rispetto al suo più noto connazionale: con la vecchia Desmosedici GP14.1, rispetto alla nuova moto affidata a Iannone, ha pagato solo otto decimi, migliorando di mezzo secondo il suo tempo stabilito nella tornata di test precedente. E il team manager Francesco Guidotti già gongola, ai segnali che il suo ultimo pupillo sia in grado di stare già lì insieme ai grandi.
«Ciò che mi rende più felice è la costante crescita di Danilo – commenta Guidotti – insieme alla consapevolezza delle difficoltà e delle peculiarità della moto. Un processo che lo sta portando avanti e facendo evolvere giorno dopo giorno, in linea con le nostre aspettative e con il programma che abbiamo fissato. Ci stiamo ancora conoscendo, ma finora non ci sono state sorprese, solo indicazioni positive. E il livello che ha raggiunto è già più che soddisfacente».
Solo pieni voti, dunque, per le prime apparizioni in pista del giovane Petrux. Ma il vero esame arriverà a Doha, nel bel mezzo del deserto del Qatar, dove è in programma a fine mese il Gran Premio di debutto della stagione. Il giovane pilota si dice già emozionato: alla mente torna la prima gara disputata in notturna su quel circuito, quando aveva ventun'anni, ma anche ricordi ancora precedenti. «Guidare di notte mi è sempre piaciuto – ha raccontato a Repubblica – fin da quando l’età per guidare me lo permetteva solo lo scooter. Quando è caldo poi, è una goduria. Mi ricorda quell’aria di quando andavamo in giro con gli amici o a prendere la morosa dopo cena. Per me che abitavo a meno di 10 km dal centro, le notti d’estate con le strade un po' più deserte erano una sorta di qualifica».
Stavolta, però, il momento della qualifica arriverà veramente: la prima volta con una Ducati in MotoGP. «Con un motorino a 14 anni, con un camper a 18, con una MotoGP oggi: le emozioni che si provano alla guida sono sempre le migliori che un uomo possa ricordare. Mica per niente sulla schiena ho tatuato «Life is racing».
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