27 marzo 2023
Aggiornato 09:30
Verso il GP di Aragon

Speciale Valentino Rossi, parte 1: «Se corro in moto è colpa di Graziano»

Il Dottore si racconta in una lunga intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport che riproponiamo integralmente e a puntate, cominciando dalle origini

MILANO - Valentino Rossi, protagonista de I Signori della MotoGPracconta la sua lunga carriera in una bellissima intervista rilasciata in esclusiva a Sky Sport che abbiamo deciso di riproporre integralmente e a puntate nei prossimi giorni. Cinque appuntamenti, cinque tappe d'avvicinamento al Gran Premio di Aragon sull'onda dell'entusiasmo della sua ultima vittoria a Misano. Si parte dalle origini, dalla passione per i motori inculcatagli dal padre e iniziata sulle quattro ruote per poi passare alle moto e diventare leggenda.

AUTO O MOTO? MEGLIO LE MOTO - «Da piccolino ho iniziato la mia carriera con delle piccole moto, delle motine da cross, poi sono passato subito ai kart perché Graziano in quel periodo correva in macchina e aveva un po’ paura di farmi correre in moto. Poi sono arrivate in Italia le minimoto. Era la fine del 1989 più o meno, avevo dieci anni, e allora sono riuscito a farmene comprare una e andare in pista. Però con i kart correvo da quando avevo sei anni, quindi diciamo che le gare serie le facevo con quelli e con le minimoto andavo a divertirmi ogni tanto. Poi venne il momento di fare una scelta e fortunatamente abbiamo scelto le minimoto. È stata anche una scelta economica perché gareggiare con le minimoto costava meno, mentre correre con il kart, con le macchine, è una cosa più da ricchi. Ma mi è andata benissimo perché con le macchine penso che non sarei mai riuscito a fare gli stessi risultati». 

L’INFLUENZA DI GRAZIANO ROSSI - «Sono sempre stato abituato a chiamarlo Graziano. Forse da piccolino lo chiamavo babbo, perché da noi non si dice papà, si dice babbo. La nostra zona è una parte dell’Italia da dove vengono un sacco di piloti, c’è una grande passione per gli sport del motore, soprattutto della moto. Non penso che ci sia una ragione particolare, è solo che è così. Ci sono molte strade dove andare a far le pieghe e molte piste. Ad ogni modo nel mio caso quello che ha influito di più è stato Graziano perché il modo che aveva per farmi giocare era mettermi sopra a qualcosa che avesse un motore, e si divertiva da matti. È lì che è nata la passione».

L’ESORDIO IN SPORT PRODUCTION - «Devo dire che sono stato molto aiutato all’inizio della mia carriera per il fatto di essere figlio di Graziano. Conosceva tante persone, aveva tanti amici, uno di questi era Virginio Ferrari che in quel periodo (1992-1993) lavorava per la Cagiva. Io avevo dodici anni e potevo gareggiare nella Sport Production, un campionato con moto 125 cc due tempi. Erano anni in cui andavano molto le 125 da strada: c’erano le Aprilia, le Cagiva, le Honda. Così Virginio mi trovò la moto per iniziare a correre. Il primo test lo feci a Misano con un’Aprilia 125 presa in prestito dal mio amico Maurizio Pagano, che già correva nella Sport Production. Lì conobbi Claudio Lusuardi che aveva un team Cagiva e così cominciai a correre. Il ’93 fu il mio primo anno in quel campionato. La prima volta che scendi in pista, che guidi la moto, è già una grande emozione. Un’emozione che ti dà solo quello, almeno per me è così. Poi la prima volta che sali sul podio, soprattutto la prima vittoria, è una felicità difficile da spiegare. Un misto di adrenalina e di felicità».

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