Tourè, veleno sul City: «Negato il permesso di andare al capezzale di mio fratello»
Il più forte dei fratelli Tourè non le manda a dire al Manchester City, rimproverando sé stesso per non essersi imposto contro il divieto del club. Adesso però tutta l’attenzione è alla partita contro la Grecia: «Voglio raggiungere la qualificazione agli ottavi per mio fratello».
FORTALEZA - Più che un duro attacco, quella di Yaya Tourè ai danni del Manchester City è stata un’entrata a gamba tesa. In una lettera pubblicata da France Football il centrocampista ivoriano racconta tutto il suo dolore per la perdita del fratello Ibrahim, scomparso giovedì scorso a Manchester a soli 28 anni per un tumore. «È stato uno shock enorme - dice Tourè, che ha saputo della tragica notizia dopo la sconfitta della Costa d'Avorio contro la Colombia -. Era il mio confidente, il mio migliore amico. I miei dirigenti conoscevano bene la mia sofferenza, eppure non mi hanno concesso qualche giorno prima del Mondiale per stare vicino a mio fratello. Sono dovuto andare a festeggiare il titolo ad Abu Dhabi mentre lui soffriva nel suo letto».
AVANTI AL MONDIALE PER LUI - Tourè dice di essersi pentito «per non aver insistito, per non essermi fatto rispettare». Al Mondiale lui e l'altro fratello, Kolo, hanno deciso di restare «per non rovinare la festa per una possibile qualificazione agli ottavi. Cercherò di ottenerla anche per mio fratello».