20 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Lo scandalo del calcio scommesse

Signori: Su di me tante bugie

In una conferenza stampa l'ex attaccante non trattiene le lacrime

BOLOGNA - «Su di me sono state scritte tante falsità». È questo il concetto che Giuseppe Signori ha ribadito nella conferenza stampa organizzata dopo il suo ritorno in libertà. Visibilmente emozionato, l'ex attaccante di Lazio e Bologna, indagato nell'ambito dell'inchiesta sul calcio scommesse, non è riuscito a trattenere le lacrime prima di iniziare a parlare.

«Mi hanno definito il capo dell'organizzazione - ha detto Signori - ma non esiste nessuna prova concreta che lo dimostri. Su 50mila intercettazioni non ce n'è una sola con la mia voce. Cosa facevo, i segnali di fumo? Ho subito un massacro mediatico, su di me sono state scritte tante falsità. Assegni? Me li hanno presi, ma tutti noi ne abbiamo a casa. Hanno preso i miei assegni personali, ancora da compilare. Forse mi porto dietro una nomea sbagliata, di essere un scommettitore incallito. A me piace scommettere legalmente, poi guardarmi la partita con un'enfasi diversa».

Signori ha parlato anche dell'incontro del 15 marzo a Bologna, con i due commercialisti bolognese Bruni e Giannone, oltre a Erodiani e Bellavista. «È lì che nasce tutto - ha spiegato l'ex calciatore -. Io non ho fatto altro che andare ad ascoltare, ingenuamente, scrivendo delle condizioni altrettanto ingenuamente: il famoso 'papello'. Volevavano usarmi come garante. Con la mia garanzia si potevano avvicinare giocatori di Serie A. Ma io quelle due persone le ho viste quella volta, ed è stata l'ultima, mi han chiesto di investire soldi, ho rifiutato. Anche perché non si possono coinvolgere giocatori di Serie A. Dissi che non ero interessato. E che non avevo le disponibilità economiche per poterlo fare».