19 marzo 2024
Aggiornato 10:30
Pericolo risonanza magnetica

Intossicati da metalli tossici dopo aver fatto la risonanza magnetica. Cosa si rischia in Italia

Alcune risonanze magnetiche possono essere molto pericolose. La denuncia a Sky News

I liquidi di contrasto possono intossicarci?
I liquidi di contrasto possono intossicarci? Foto: Tyler Olson | Shutterstock Shutterstock

Sky news riporta il caso di alcuni pazienti che hanno dichiarato di essere stati avvelenati da alcuni metalli tossici, dopo aver eseguito una normale risonanza magnetica. Pare che un determinato tipo di metallo, denominato gadolinio venga utilizzato allo scopo di migliorare la qualità delle immagini in circa il 30% delle scansioni MRI. Questo, provocherebbe conseguenze devastanti per la salute di una persona. Ecco tutti i dettagli.

Gadolinio - Il Gadolinio, è un metallo delle terre rare che in forma libera è estremamente tossico per l’organismo umano. Tuttavia, durante le scansioni viene somministrato sotto forma di liquido iniettabile, considerato sicuro. Il tutto ha lo scopo di fungere da agente di contrasto (GdCA). Tale formulazione prevede l’aggiunta di altre molecole in maniera che si attivi un processo noto come chelazione, il quale permette al corpo di espelle il metallo tossico attraverso reni e urine. Eppure, molti pazienti sono certi che in seguito all’esame hanno cominciato ad avvertire dolori debilitanti, affaticamento cronico e persino contrazioni muscolari involontarie.

Depositi di Gadolinio - Alcune sperimentazioni hanno dimostrato che a volte il gadolinio viene trattenuto dal corpo e i residui si possono depositare nell’osso, nel cervello e nel tessuto. L’utilizzo può anche essere associato a fibrosi sistemica nefrogenica (NSF), una condizione che colpisce gli occhi, la pelle, le articolazioni e gli organi interni. Si ritiene, tuttavia, che tali problemi si riscontrino solo nei pazienti con ridotta funzionalità renale. Ma ci sono prove che fanno pensare che si possano manifestare anche in soggetti sani.

Altamente debilitante - Una dottoressa, di nome Catriona Walsh ha raccontato la sua terribile esperienza a Sky News: «è stato orribile, per sei mesi mi sono sentita come se stessi girando attorno a una fogna, molto ansiosa per il mio futuro perché con il mio background medico sapevo che il gadolinio libero è molto, molto tossico. Gli agenti di contrasto con il gadolinio sono composti che contengono un metallo pesante molto tossico accoppiato con un farmaco non testato con stabilità variabile, con benefici clinici in qualche modo sconosciuti. Prima ancora di prendere in considerazione una licenza, avrei insistito sul fatto che le case farmaceutiche producessero studi migliori sia sugli effetti tossici acuti sia a lungo termine».

I sintomi - Anche un altro paziente, di nome Richard, ha raccontato di essere stato ricoverato in ospedale per diverse settimane dopo aver eseguito una risonanza magnetica. Manifestava sintomi molto gravi come dolori muscolari ed estremo esaurimento. La patologia era così seria che i medici avevano detto alla moglie che con molta probabilità sarebbe deceduto. «Ero sdraiato in un letto d'ospedale, i miei muscoli non funzionavano, legati al letto e con una mobilità molto limitata. Mi hanno detto che avevo la fibromialgia, la sindrome da stanchezza cronica, e poi la malattia dei motoneuroni», racconta il paziente. Solo le analisi delle urine permisero di capire di cosa si trattava: intossicazione da gadolinio.

Dite la verità alle persone - «Il servizio sanitario nazionale ha il dovere di dire alla gente che questa roba è presente nel sistema: sappiamo che causa una condizione molto grave, quindi la gente dovrebbe essere per lo meno informata». Per fortuna, in Italia proprio quest’anno l’EMA ha deciso di sospendere l’uso di tali sostanze. «Non esiste attualmente alcuna prova che i depositi di gadolinio nel cervello abbiano causato danni ai pazienti. Tuttavia, non essendo noti i rischi a lungo termine, l’Ema ha raccomandato che i mezzi di contrasto lineari per uso endovenoso siano sospesi nell’UE ad eccezione dell’acido gadoxetico e dell’acido gadobenico, che continueranno a essere disponibili esclusivamente per l’impiego nelle scansioni epatiche». La sospensione è attiva solo da qualche mese nel nostro paese. Chiaramente chi ha eseguito scansioni all’inizio di quest’anno potrebbe essere stato esposto ai rischi. Anche se, va sottolineato, che in alcuni casi il metallo viene ancora usato. Secondo una dichiarazione dell’Agenzia italiana del Farmaco, si potranno utilizzare i mezzi di contrasto a base di gadolinio «solamente quando non sia possibile ottenere le necessarie informazioni diagnostiche con scansioni non intensificate e utilizzare la minor dose possibile in grado di fornire sufficiente intensificazione per la diagnosi». Quindi, prima di una risonanza, sarebbe opportuno sapere cosa c’è nel liquido di contrasto che ci viene iniettato. Se qualcuno ha manifestato sintomi simili dopo una risonanza dovrebbe richiedere un consulto al proprio medico curante.