19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Malattie infettive

Chi ha paura del Vaiolo delle scimmie? Primo caso confermato nel Regno Unito. Cos’è davvero

Scatta in Europa l’allerta contagio per un caso di Vaiolo delle scimmie registrato e confermato in Europa. Cos’è in realtà il vaiolo delle scimmie, i sintomi e le cure

Vaiolo
Vaiolo Foto: Kateryna Kon | shutterstock.com Shutterstock

Un po’ come accade per altre malattie infettive, come per esempio la meningite, anche per il Vaiolo delle scimmie ora c’è il timore che più di 50 persone possano essere state contagiate da un ufficiale della marina giunto nel Regno Unito per prendere parte a un addestramento ordinato dal Ministero della Difesa (MoD) presso una base della Royal Navy in Cornovaglia. L’uomo portava con sé la malattia, accertata e confermata dopo che è stato trovato essere positivo al virus proveniente dall’Africa.

Dall’Africa all’Inghilterra
A essere a rischio di aver contratto l’infezione sono i passeggeri del volo per Londra, circa una cinquantina di persona che hanno viaggiato insieme all’uomo. Tutti i presenti sono stati avvisati e saranno sottoposti ai controlli di routine per accertare l’eventuale presenza del virus nel loro corpo. Che l’ufficiale fosse stato infettato da una qualche malattia è emerso dopo che questi è arrivato alla base militare nel Regno Unito, dove sono comparsi i primi sintomi.

Chi ha paura del vaiolo delle scimmie?
Il vaiolo che colpisce l’uomo è un po’ differente da quello che colpisce gli animali – come per esempio quello bovino, di cui c’è stato un caso in un adolescente del Galles qualche tempo fa – e il vaiolo delle scimmie non fa eccezione. Se il primo è altamente pericoloso e anche mortale, queste varianti negli animali sono meno pericolose e raramente mortali: si parla di una proporzione variabile dall’1% al 10%.

Nessun allarme per ora
Anche se c’è un comprensibile timore per un contagio, per ora l’autorità sanitaria britannica fa sapere che non c’è alcuna allerta. Si sta procedendo con i controlli e, nel caso, le eventuali profilassi. Ma, al momento, non ci sono altre azioni in corso. Il virus del vaiolo delle scimmie «Non si diffonde facilmente tra le persone e il rischio di trasmissione al grande pubblico è molto basso –hanno precisato i medici che hanno in cura l’ufficiale, come riportato dal Telegraph – Stiamo utilizzando severe procedure di isolamento in ospedale per proteggere il nostro personale e i pazienti».

Cos’è il vaiolo delle scimmie
E’ chiamato vaiolo delle scimmie ma, in realtà colpisce prima e innanzitutto i roditori come ratti, scoiattoli ecc. E’ poi da questi animali che può essere trasmesso ai primati (o scimmie) o anche agli esseri umani per mezzo di morsi o attraverso ferite aperte. La trasmissione tra uomo e uomo è altresì possibile, una volta che si sia stati infettati. A conferma di questo è un’epidemia scoppiata nel 1997 nella provincia del Kasai Orientale nella Repubblica Democratica del Congo. Sempre in Africa negli anni seguenti si sono registrare altre epidemie meno virulente. Degli 89 casi registrati nello scorso anno in Nigeria, 6 sono risultati mortali.

I sintomi del vaiolo delle scimmie
Quello delle scimmie è un vaiolo simile per alcuni versi a quello umano, per cui anche i sintomi e i segni che lascia sul corpo sono simili. In media ha un’incubazione di 12 giorni dopo l’esposizione al virus e si manifesta con un malessere generale accompagnato da febbre, mal di testa, dolori muscolari diffusi – per cui molto simile a un’influenza – accompagnati da linfadenopatia, ossia da un ingrossamento dei linfonodi. Dopo l’esordio, in genere la malattia dura da due a quattro settimane. I segni evidenti sul corpo della persona infetta compaiono in genere dopo 1-3 giorni dopo che è apparsa la prima febbre. Di solito si forma un’una eruzione cutanea sul viso, tipica del vaiolo, che consiste in una vescicola che evolve in una papulo-pustola. Dopo di che, forma una crosta che dopo un po’ si stacca. Per questa malattia in realtà non esiste un trattamento specifico, e chi ha gravi problemi di immunità può anche non sopravvivere. La media dei decessi è del 10% in Paesi come l’Africa.