19 aprile 2024
Aggiornato 19:30
Serotonina e depressione

Serotonina, scienziati scoprono come funziona e perché ci aiuterà a combattere il Parkinson e depressione

Un team internazionale di scienziati ha scoperto perché la serotonina è così importante e il motivo per cui una sua carenza provoca depressione e incapacità di adattamento

Scoperto il meccanismo d'azione della serotinina
Scoperto il meccanismo d'azione della serotinina Foto: Designer491 | Shutterstock Shutterstock

Chi di noi non ha mai sentito parlare della serotonina? Si tratta di una triptammina resa disponibile da uno dei più importanti amminoacidi conosciuti: il triptofano. Tutti i mammiferi la producono grazie al sistema nervoso centrale e all’intestino. Oggi la conosciamo come la molecola della felicità, non a caso una sua carenza provoca spesso una forte depressione. Ma non solo: sono molte le patologie che potrebbero essere correlate a un suo squilibrio. Ma grazie a una recente ricerca – che ha scoperto il suo meccanismo di funzionamento – forse un giorno potremmo sfruttarla per star meglio.

Uno studio (anche) italiano
Finalmente alcuni scienziati hanno scoperto il meccanismo di funzionamento della serotonina all’interno dei circuiti che controllano i movimenti. Sappiamo che tali circuiti permettono di adattarsi in presenza delle più svariate situazioni emotive e motorie, ma fino a poco fa non sapevamo qual era il ruolo svolto dalla molecola della felicità. Il segreto è stato svelato da alcuni ricercatori coordinati dall’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), in collaborazione con il dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e l'università Sorbona di Parigi.

Morbo di Parkinson (e non solo)
La scoperta degli scienziati segna un nuovo traguardo per quanto riguarda la comprensione di temibili malattie come i disturbi ossessivo-compulsivi e il morbo di Parkinson. «Ricostruire in maniera molto accurata i meccanismi molecolari con cui la serotonina funziona nel cervello è importante anche per capire cosa avviene in condizioni patologiche in cui la serotonina non viene prodotta o in cui mancano i recettori specifici a cui legarsi», ha spiegato Raffaella Tonini del dipartimento di Neuromodulazione dei circuiti corticali e subcorticali dell'Iit.

Spenti o accessi?
Durante lo studio gli scienziati sono riusciti ad accendere e spegnere singolo neuroni. Per farlo hanno sfruttato una particolare tecnica che unisce genetica e ottica, la cosiddetta optogenetica – il tutto unito a un metodo in grado di attivare proteine geneticamente ingegnerizzate.

Il recettore della serotonina
Dai risultati ottenuti è stato possibile evidenziare un preciso meccanismo d’azione di un recettore della serotonina denominato 5-HT4, questo sarebbe in grado di modulare molte connessioni neuronali. «Identificarlo è stato possibile controllando, in modelli animali, l'attività dei neuroni che producono la serotonina», spiegato Massimo Pasqualetti, dell'Università di Pisa. Infatti, anche se da tempo sappiamo che la serotonina è essenziale per regolare l’umore, per evitare la depressione, per riequilibrare l’appetito e le emozioni, non dobbiamo dimenticare che permette anche la comunicazione fra i neuroni. In particolare, è essenziale per inviare informazioni fra due tipiche strutture cerebrali: il talamo e il corpo striato.

Cosa accade se non c’è serotonina?
Se la serotonina viene rilasciata in quantità ridotte, la comunicazione fra i neuroni appartenenti a talamo e corpo striato è inefficiente. Ma i ricercatori hanno anche dimostrato come bloccando il recettore 5-HT4, la capacità di adattamento viene a mancare. Probabilmente proprio a causa di ciò si instaurano meccanismi insoliti che sfiorano la patologia come sbalzi di umore, depressione e incapacità di fronteggiare alle difficoltà della vita. I risultati dello studio sono stati pubblicati recentemente su Neuron.