Lo sport è benessere e contrasta la povertà infantile
Presentati a Roma i numeri del Progetto ForGood, che ha permesso di avviare allo sport e alle relazioni sociali molti bambini altrimenti 'abbandonati' a se stessi

ROMA – Attività fisica e sport sono una parte fondamentale di uno stile di vita sano. Di questo ne sono convinti sia i medici che gli esperti. Ma lo sport, forse non tutti lo sanno, contrasta anche la povertà infantile. A corollario si una serie di iniziative per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni, sono stati presentati a Roma i risultati del progetto ForGood - Sport è benessere, patrocinato dal CONI e realizzato da Sport Senza Frontiere Onlus, che nel corso di 2 anni ha avviato alla pratica sportiva 504 bambini/e appartenenti a famiglie in condizioni di povertà dei quartieri periferici di Napoli, Roma e Milano, l’89% dei quali non aveva mai fatto sport, il 46% appartenenti a famiglie monoreddito, il 37% a famiglie numerose. I bambini - di cui il 66,3% di origine straniera - hanno potuto scegliere tra 22 discipline diverse grazie a 126 società sportive e sono stati sottoposti a un monitoraggio pediatrico sanitario e a un counselling psicologico volto in particolare a migliorare l’alimentazione e contrastare l’obesità, patologia spesso connessa con la povertà. I dati sono poi stati analizzati da una équipe di ricercatori della Facoltà di biomedicina e prevenzione dell’Università Tor Vergata.
Neanche la visita pediatrica
Il 70% dei bambini non era mai stato sottoposto a una visita pediatrica, il 26,4% non era iscritto al Sistema sanitario, il 50,8% non era in regola con le vaccinazioni. L’obesità è stato un aspetto affrontato nello specifico dal progetto, all’inizio del quale il 32,7% dei bambini/e coinvolti era obeso, con il picco massimo a Napoli (36,4%) e tra i/le bambini/e italiani: 26,8 % contro il 16,7% dei bambini di origine straniera. Al termine del progetto tale percentuale si è ridotta al 28,8 per cento, grazie all’adozione di abitudini nutrizionali più sane e alla pratica sportiva. Migliorano anche i bambini sottopeso, passati dal 9,6 al 7,6 per cento del campione.
Promosse le relazioni di amicizia
Soprattutto il progetto ForGood ha permesso a bimbi/e in condizioni di marginalità sociale - italiani, di origine straniera e Rom - di condividere la vita sportiva e costruire relazioni di amicizia con coetanei che non hanno problemi economici, un passo concreto sulla via dell’inclusione e partecipazione sociale. Per Alessandro Tappa, presidente di Sport Senza Frontiere, «il modello costituito da questo progetto, che combina pratica sportiva e counselling, è molto promettente non solo per migliorare la salute dei più piccoli, ma anche per trasmettere quei valori, alla base di ogni sport, che possono prevenire comportamenti a rischio».
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