20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Virus micidiali

Si prende un virus nell’asilo in cui lavora e perde il bambino: «Attenti alla sindrome della guancia schiaffeggiata»

Una ragazza di 25 anni perde il bambino che portava nel grembo a causa di in virus contratto all'asilo dove lavora. I rischi di questo banale ma mortale virus

Donna in gravidanza
Donna in gravidanza Foto: milaphotos | shutterstock.com Shutterstock

NEWCASTLE – Perdere il bambino che si porta in grembo a 16 settimane di gravidanza. Uno shock per qualsiasi madre. E, purtroppo, è proprio quello che è capitato a Gemma Carlile, venticinquenne di Newcastle (Uk) quando ha contratto la cosiddetta ‘sindrome della guancia schiaffeggiata’ proprio nell’asilo in cui lavora.

Sappiate di questo virus
Il dolore che Gemma ha provato quando si è vista letteralmente strappare il bimbo che avrebbe dovuto nascere da un diffuso ma mortale virus è immenso. Nonostante ciò, il suo messaggio, oggi, è per tutte le future mamme: siate consapevoli dell’esistenza di questo subdolo e mortale virus. Anche perché si può pensare, a torto, di esserne immuni. E, di fatti, è quello che le avevano detto anche i medici, i quali all’esordio dei primi casi nella scuola dell’infanzia l’avevano rassicurata, sostenendo proprio che lei fosse autoimmune.

Diffuso tra i bimbi
Questo tipo di virus non è nuovo o misterioso. Tutt’altro. Infatti, è assai diffuso negli asili e tra i piccoli. Il nome che è stato dato alla sindrome che provoca ben rappresenta i sintomi: insorge un diffuso rossore sulle guance, proprio come se il soggetto infettato fosse stato schiaffeggiato. La sindrome della guancia schiaffeggiata è nota anche come ‘quinta malattia’ o eritema infettivo. Come molte di queste malattie infettive, in genere passa da sé e non provoca particolari danni nei bambini. Tuttavia – e questo è il problema – può essere molto pericoloso per le donne in gravidanza.

I sintomi della sindrome della guancia schiaffeggiata
La quinta malattia si contraddistingue per alcuni sintomi chiave. Per cui è bene fare attenzione a questi esordi per capire se si tratta di questo (o comunque consultare il proprio medico).
In genere compare febbre lieve, mal di testa e altri sintomi simil-influenzali come naso che cola, irritazione delle mucose, mal di gola e così via. Dopo questa prima fase appaiono i segni cutanei, come il diffuso rossore sulle guance e un’altrettanta diffusa eruzione cutanea che può durare diversi giorni o più di una settimana (anche 3), sparire e poi riapparire poco tempo dopo. L’eruzione cutanea può diffondersi anche su torace, schiena, glutei e gli arti. Questa condizione spesso causa prurito nelle piante dei piedi.
In genere non provoca particolari conseguenze nei bambini. Tuttavia, in casi particolari o nei soggetti immunodepressi può causare un’anemia cronica e pericolosa.

L’anemia fatale
Sebbene fosse stata rassicurata, Gemma ha raccontato al tabloid inglese Mirror, che le cose non andavano come le avevano detto. «A quasi 18 settimane il mio bambino aveva iniziato a mostrare segni di anemia fetale causata dal virus», spiega Gemma Carlile. La soluzione proposta, racconta ancora in lacrime, insieme al marito Terry (26 anni), era quella di effettuare una trasfusione di sangue nel grembo materno – che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto porre rimedio al problema. Ma le cose spesso non vanno come si crede. L’intervento, spiega Gemma, era già stato programmato, ma il bimbo è morto due giorni prima che lo si potesse eseguire. «Probabilmente lo avremo perso comunque – ha commentato – Il dolore e l’amore che provavo per il mio bambino sono indescrivibili».