23 aprile 2024
Aggiornato 17:00
Benefici dell’ecstasy

Disturbi da stress: si curano con l’ecstasy

Una nuova ricerca condotta negli Stati Uniti ha evidenziato come l’ecstasy sia in grado di aiutare le persone che soffrono di disturbi da stress

L'ecstasy per i disturbi da stress post-traumatici
L'ecstasy per i disturbi da stress post-traumatici Foto: RomarioIen | Shutterstock Shutterstock

Non servono solo per sballarci, le pillole di ecstasy potrebbero rappresentare una nuova – ed efficace – arma contro i vari disturbi da stress post-traumatico (PTSD). Ad asserirlo è un recente studio pubblicato su Lancet Psychiatry, il quale sembra dare una nuova speranza a tutte le persone che devono scontrarsi ogni giorno come timori, ansie, paure e forme depressive. Ecco i risultati di un recente studio.

Perché l’ecstasy?
Le pillole di ecstasy contengono il famoso MDMA, la metilenediossimetilanfetamina. E sarebbe proprio questo ingrediente la vera soluzione per minimizzare i sintomi dello stress post-traumatico. Questo, insieme a terapie della parola, si è dimostrato efficace durante uno studio condotto negli Stati Uniti, il quale ha coinvolto alcune persone affette da disturbi da stress.

Una terapia catalizzatrice
«Si ritiene che l’Mdma sia una terapia catalizzatrice. Stiamo iniziando il primo studio di fase III», spiega al The Guardian Allison Feduccia, coautrice della ricerca della Maps Public Benefit Corporation. Il suo lavoro è soltanto uno dei sei che hanno portato la Food and Drug Administration ad approvare trial clinici di fase III sull’MDMA.

Lo studio
Lo studio ha coinvolto 22 militari, tre vigili del fuoco e un ufficiale di polizia. Di questi 19 erano uomini e sette erano donne. Ognuno di loro aveva ricevuto una diagnosi di disturbo da stress post-traumatico relativo ad eventi a cui avevano assistito durante il servizio. Ai volontari sono state somministrate diverse dosi del farmaco: 30 mg, 75 mg e 125 mg.

I risultati
I risultati sono stati più che soddisfacenti, principalmente nei due gruppi ad alto dosaggio. Dopo sole due sessioni di trattamento, l’86% dei partecipanti del gruppo da 75 mg non aveva più una diagnosi di disturbo-post traumatico. Mentre nel gruppo da 125 mg solo il 58% non aveva più il DPTS. Infine, il 29% delle persone che hanno assunto 30 mg di farmaco non soddisfacevano più i criteri diagnostici dei disturbi da stress. Nessuno dei volontari era a conoscenza della dose che stava assumendo. L'MDMA è stato somministrato durante sessioni di psicoterapia adattate appositamente per otto ore. A queste sono seguiti dei pernottamenti in una clinica, sette giorni di contatto telefonico e tre ulteriori sessioni di psicoterapia da 90 minuti.

Perché funziona?
Secondo i ricercatori l’assunzione del MDMA è in grado di migliorare l’effetto della psicoterapia generando sentimenti di comprensione ed empatia. «Il nostro studio suggerisce che l'MDMA potrebbe aiutare ad aumentare le esperienze psicoterapeutiche e potrebbe avere un ruolo da svolgere nel trattamento futuro del DPTS. Tuttavia, non raccomandiamo di certo che le persone provino questi farmaci per il trattamento dei disturbi psichiatrici senza il supporto di psicoterapeuti addestrati», spiega Feduccia. La maggior parte dei volontari, un mese dopo il secondo trattamento combinato, hanno mostrato miglioramenti in termini di qualità del sonno, nelle varie attività svolte durante il giorno e in alcuni tratti della personalità. Gli effetti positivi sono durati fino a termine studio (12 mesi).

Gli effetti collaterali
Tra i vari effetti collaterali registrati si sono verificati mal di testa, ansia, affaticamento, tensione muscolare e insonnia. Alcune persone hanno mostrato – seppur temporaneamente – pensieri suicidi. Una di queste – con una storia di tentativi di suicidi – è stata ricoverata in ospedale ma è riuscita a completare lo studio successivamente. Tuttavia, secondo Andrea Cipriani e Philip Cowen, dell'Università di Oxford, «con l'approvvigionamento rigoroso di MDMA e stretta supervisione medica e psicologica, il suo uso a breve termine in pazienti attentamente selezionati con PTSD sembra sicuro». Infine, è importante sottolineare che lo studio è stato eseguito su un campione decisamente ridotto e senza confronto con il placebo.

Come agisce l’MDMA
Ogni persona può avere una reazione differente all’uso dell’ecstasy, tuttavia, l’Mdma di norma agisce entro 20/40 minuti dall’assunzione, raggiungendo il suo picco massimo dopo circa un’ora – un’ora e mezza. Il principio attivo agisce per lo più a livello cerebrale, coinvolgendo il sistema neurochimico, psicopatologico e immunitario. Recenti ricerche hanno dimostrato che in seguito alla sua assunzione si verifica un difetto del neurotrasmettitore 5-ht che può associarsi a ischemia e necrosi. Ad essere alterate sono alcune regioni del cervello che coinvolgono la memoria e il ragionamento (ippocampo e corteccia cerebrale). È, tuttavia, importante sottolineare che in linea di massima tali effetti sono reversibili se il consumo è occasionale, mentre possono diventare cronici o addirittura definitivi se si assume spesso.