Il conflitto tra genitori provoca danni permanenti ai bambini
Quando i genitori litigano davanti ai propri figli potrebbero provocare seri danni ai bambini, alcuni anche permanenti

Per un bambino i genitori sono il primo e più importante punto di riferimento. Gran parte della sua vita dipenderà dalle esperienze che ha vissuto durante l’infanzia e l’adolescenza. Un individuo in crescita, infatti, viene plasmato proprio grazie all’ambiente in cui nasce e vive. Questo, ovviamente, accade per tutta la vita ma sono i primi anni a determinare il carattere e fare davvero la differenza in termini di comportamento. Non a caso, secondo alcuni scienziati, i bambini che assistono a conflitti tra genitori potrebbero subire danni permanenti. Ecco perché.
Attenzione ai conflitti
Tutti i genitori, di tanto in tanto, hanno qualche discussione. Ma secondo gli esperti sarebbe meglio evitare di litigare di fronte ai propri figli. Se un bambino assiste a uno o più conflitti di mamma e papà potrebbe cambiare notevolmente. Ma non solo, gli scienziati ci avvertono: i nostri figli potrebbero subire danni permanenti.
Elaborazione emotiva
Un nuovo studio ha messo in evidenza come l’elaborazione emotiva dei propri figli potrebbe essere enormemente influenzata dopo aver assistito a un conflitto tra genitori. Ciò significa che il bambino potrebbe diventare eccessivamente vigile, ansioso e vulnerabile durante le interazioni umane. Tutto questo potrebbe portare a uno squilibrio psicologico non indifferente.
I bambini ne soffrono
E’ chiaro che i bambini soffrono maggiormente delle litigate dei genitori. E non è un caso: ricordiamo che mamma e papà sono per il piccolo il più importante punto di riferimento. «Il messaggio è chiaro: anche le avversità di basso livello come i conflitti parentali non sono buone per i bambini», ha dichiarato Alice Schermerhorn, Assistant Professor presso l'Università del Vermont negli Stati Uniti.
Lo studio
Per arrivare a simili conclusioni, gli scienziati hanno preso in esame quasi cento bambini di età compresa fra i nove e gli undici anni. Tutti i volontari sono stati suddivisi in due gruppi sulla base di valutazione psicologiche che hanno messo in evidenza il numero di conflitti a cui hanno assistito in famiglia. Ai piccoli partecipanti è stato chiesto in che misura, il conflitto, minacciava (secondo loro) il matrimonio dei genitori.
Felici o arrabbiati?
Nella seconda fare dello studio, i ricercatori hanno mostrato ai bambini tutta una serie di fotografie di coppie impegnate in interazioni di diverso tipo. Alcune erano felici, altre apparivano arrabbiate e altre ancora avevano un comportamento neutro. A ognuno di loro è stato chiesto a quale categoria di emozioni si adattavano le foto che stavano osservando.
I risultati
Dai risultati è emerso che i bambini che non avevano assistito a molti conflitti familiari, erano riusciti a etichettare con precisione le emozioni delle persone ritratte nella foto. Al contrario, i soggetti che provenivano da una famiglia in cui vi erano molti litigi, erano in grado di comprendere solo se si trattava di coppie felici o arrabbiate, ma non riuscivano a identificare quelle neutre. Queste ultime venivano catalogate dai bambini erroneamente come felici o arrabbiate.
La timidezza
«Lo studio è anche uno dei primi a misurare l'impatto della timidezza temperamentale sulla capacità dei bambini di elaborare e riconoscere le emozioni», spiegano i ricercatori. I bambini timidi – identificati grazie a un questionario fornito alle madri – non erano in grado di identificare le coppie neutre, anche se non provenivano da famiglie conflittuali. La timidezza li ha, perciò, resi più vulnerabili ai conflitti dei genitori. Infine, i bambini che erano timidi e che, al tempo stesso, si sentivano minacciati dal conflitto dei loro genitori, mostravano un altissimo livello di errore durante l’identificazione delle interazioni neutrali. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Social and Personal Relationships