19 aprile 2024
Aggiornato 10:00
Andrea Nava

Sindrome di Brugada, il mondo piange il Professor Nava, scopritore della sindrome

Il mondo della medicina è in lutto: scompare il dottor Andrea Nava, il vero scopritore della Sindrome di Brugada

Muore ANdrea Nava, scopritore della sindrome di Brugada
Muore ANdrea Nava, scopritore della sindrome di Brugada Foto: Shidlovski | Shutterstock Shutterstock

Della sindrome di Brugada, si è tanto parlato negli ultimi giorni a causa della morte inaspettata di Davide Astori, calciatore della Fiorentina. Nonostante le cause della patologia non siano ancora ben chiare, conosciamo molte delle modalità con cui si può presentare. Elementi che ci permettono di riconoscerla e, eventualmente, intervenire al più presto. E se tutto ciò oggi è possibile, lo dobbiamo all’enorme contributo del Professor Andrea Nava che, insieme al suo team formato dal dottor Martini e Thien, ha identificato per primo la sindrome e il relativo segno di Nava. Purtroppo due giorni fa Andrea Nava è deceduto. Per questo motivo, riserviamo un pezzo alla scomparsa di uno dei più importanti medici della storia della cardiologia. Un uomo che ha dedicato la sua intera vita alla ricerca, con passione e umiltà, senza pretendere alcun riconoscimento. Nella speranza che le nostre parole, in qualche modo, contribuiscano all’attestazione della paternità dello scopritore di questa rara patologia.  

Un nome inappropriato
Oggi conosciamo la patologia con il nome di Sindrome di Brugada. Il termine deriverebbe dal fatto che si attribuisce – erroneamente – la scoperta ai Fratelli Brugada. Tuttavia, vi sono molte evidenze che fanno pensare che i veri scopritori fossero italiani. Il tutto facilmente documentabile attraverso database scientifici ufficiali come PubMed.

Andrea Nava e la sindrome di Brugada
Il dottor Bortolo Martini – co-scopritore della Sindrome di Brugada insieme al dottor Nava – ha recentemente messo all’attenzione della nostra redazione questo interessante documento. Da ciò si evince come la sindrome, per la prima volta, fu descritta nel 1988 dal team composto dal dottor Martini, Thiene e il professor Andrea Nava, deceduto solo due giorni fa. Il risultato degli studi dei tre scienziati furono riportati nel Giornale Italiano di Cardiologia, nell’American Heart Journal e sul Mises à Jour Cardiologiques [1,2].

E i fratelli Brugada?
Forse vi starete chiedendo cosa hanno a che fare con tutta questa vicenda, i fratelli Brugada. Il motivo è semplice: negli anni ‘90 anche alcuni autori Giapponesi riparlarono dell’effetto scatenato della sindrome su un organismo umano e, poco dopo, nel 1992 fu ripresa dai fratelli Brugada. Per qualche strano motivo, però, la scoperta fu attribuita a loro nonostante facessero fede i risultati precedenti pubblicati nelle riviste scientifiche ottenuti dagli autori italiani.

E la storia continua
Infine, un’altra descrizione dettagliata del tipo di elettrocardiogramma – ma non della sindrome - che si presenta nei pazienti affetti da tale patologia, fu riportata solo nel 1953 da Osher e Wolff, i quali descrissero un’anomalia dinamica dell'ECG, simile a un infarto. Alcuni anni dopo – nel 1984 - un cuoco di 42 anni assistette a un arresto cardiaco causato da fibrillazione ventricolare. Il caso fu studiato dai ricercatori dell'Università di Padova. Ma l’approfondimento della patologia fu condotto negli anni seguenti – insieme a casi analoghi - da Andrea Nava, Bortolo Martini e Gaetano Thiene. Quindi, se volessimo essere corretti dovremmo parlare della sindrome di Nava-Martini-Thiene e non di Brugada.

Il necrologio del Professor Martini
Il Professor Bortolo Martini, Direttore Unità Operativa di Cardiologia dell’ULSS 4 di Santorso (VI), vuole rendere un piccolo omaggio all’ormai scomparso dottor Andrea Nava. Pubblichiamo il commovente necrologio così come ci è stato inviato alla nostra redazione.

Cossa vusto chel gabia! Questa era una delle frasi con cui il Dr. Andrea Nava, Professore Associato di Cardiologia dell’Università di Padova spiegava a noi discepoli le cause basilari di certe aritmie cardiache che fino a qualche anno decennio fa  erano da molti ritenute «idiopatiche» e non legate ad alcuna malattia del cuore stesso. Per lui era ovvio che se nell’elettrocardiogramma del paziente c’erano delle anomalie che partivano da una area ben definita del cuore, era quell’area che bisognava indagare dettagliatamente e non perdersi in teorie e voli pindarici. Nava deduceva da piccolissimi segnali elettrocardiografici quale poteva essere il problema strutturale e la malattia. Questa passione risaliva ai suoi primi anni da Cardiologo, quando l’unica indagine cui il cardiopatico poteva essere sottoposto era l’elettrocardiografia, e Padova era a quel tempo una figlia diretta della scuola messicana che aveva fatto degli studi deduttivi una scienza raffinata, cui si erano formati i maestri di Nava, i Professori Dalla Volta e Piccolo. Le sue doti investigative e deduttive si associavano ad una incredibile capacità astrattiva per cui da semplici dati clinici riusciva a teorizzare la fisiopatologia della malattia stessa. I suoi studi con il Professor Gaetano Thiene e con un lungo gruppo di giovani collaboratori, sulla morte improvvisa giovanile, hanno portato ad una nuova visione delle aritmie cardiache e gli studi sulle basi strutturale e sulle origini genetiche hanno cambiato la storia della Cardiologia.  La sua maggiore scoperta: la sindrome della morte improvvisa associata ad alterazioni dell’elettrocardiogramma precordiale, è stata frutto non di lunghi anni di studi e di casistiche numerose, ma dell’osservazione accurata di un singolo paziente. A questa sindrome, da Lui scoperta e citata oramai in più di 4000 articoli in tutto il mondo è stato dato il nome, anche dagli studiosi Italiani, di sindrome di Brugada per ossequio a due potenti fratelli spagnoli che avevano ripetuto le osservazioni di Nava 5 anni dopo.  Il Professore non si è mai lamentato di questo atto poco etico e scientifico, a Lui bastava la stima dei suoi pazienti dell’associazione GECA e di tutti i colleghi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Non ha fatto soggiorni all’estero, non parlava inglese, non era un topo di biblioteca né un clinico austero, non cercava amicizie e sostegno tra i potentati, ma la sua conoscenza della materia sovrastava qualsiasi autorevole scienziato. Era nato in Valsugana da Genitori della Valtellina, ed aveva vissuto a lungo a Murano, isola in cui amava tornare assieme a qualche giovane specializzando per trovare i vecchi amici, rivedere le loro fabbriche del vetro e passare qualche ora nelle vecchie osterie. Una volta l’anno riuniva i vecchi amici delle tre valli in cui la sua famiglia aveva vissuto per un affollato incontro conviviale, che in realtà era un atto di profondo rispetto dei suoi vecchi amici per una personalità ed umanità di livello superiore. I lutti familiari si sono accaniti su di Lui, ma l’entusiasmo per la scienza Medica non si è mai affievolito. Se ne è andato in silenzio, come in silenzio ha sempre vissuto e lavorato. Non ha mai chiesto privilegi ed onori, anche se le sue numerose intuizioni e scoperte lo avrebbero legittimato L’Università di Padova ha perso un grande scienziato che le ha regalato un prestigio non ben valorizzato, ma che sicuramente la storia futura saprà riconoscere. 

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