5 ottobre 2024
Aggiornato 07:30
Fertilità e cancro

Ovociti e fecondazione: i metodi di conservazione che offrono una speranza ai malati di cancro

Tutti i metodi che consentono alle donne che sono state sottoposte a chemioterapia di poter realizzare il sogno di diventare mamme

Fecondazione
Fecondazione Foto: Shutterstock

ROMA - Il cancro è una delle malattie più devastanti, se poi si presenta in giovane età, le cure necessarie alla sopravvivenza come la chemioterapia potrebbero influenzare negativamente la fertilità di un individuo. Proprio per questo nasce la fertility preservation (FP), ovvero lo sforzo da parte di pazienti, medici e scienziati per mantenere la fertilità nei pazienti oncologici. Tra le varie opzioni ricordiamo anche l’interessante novità di cui abbiamo parlato oggi: gli ovociti umani cresciuti in laboratorio, il cui risultato è stato recentemente pubblicato su Molecular Human Reproduction.

Ovociti coltivati in laboratorio
Come spiegato in un precedente articolo, la Scuola di Scienze Biologiche dell'Università di Edimburgo in collaborazione con l’ospedale pediatrico del Royal Infirmary e il Centro per la Riproduzione Umana di New York, sono riusciti a mettere a punto una miscela di nutrienti che permettono la maturazione degli ovociti in laboratorio. Si tratta di un risultato unico al mondo che, tra le altre cose, potrebbe dar vita a una banca della fertilità per le donne affette da cancro che vogliono avere figli dopo aver fatto la chemioterapia.

Preservare la fertilità
«A causa dell'enorme aumento del rischio di cancro, diventa essenziale optare per preservare la fertilità: dopo il trattamento del cancro, il corpo di una donna potrebbe riprendersi naturalmente e produrre uova mature che possono essere fecondate. Ci possono volere anche due anni prima di provare a rimanere incinta. Il tempo dipende dal tipo di cancro e dal trattamento usato», ha dichiarato il dottor Priti Gupta.

Congelare le uova
Un’opzione di trattamento potrebbe essere il congelamento degli ovuli. In questo caso le uova mature vengono rimosse e congelate. E quando la donna torna in un buono stato di salute, le uova possono essere scongelate, fecondate e impiantate nell’utero. Vi è anche un nuovo metodo di congelamento denominato vitrificazione che pare essere decisamente più efficiente.

Congelamento degli embrioni
Per le donne che desiderano rimanere incinta dopo la chemioterapia esiste ancora un altro metodo: quello del congelamento degli embrioni. Le uova mature vengono rimosse dalle ovaie della donna e poi fecondate il laboratorio. Per farlo, migliaia di spermatozoi vengono posti in un piatto sterile insieme a un ovulo. Gli embrioni vengono quindi congelati e poi nuovamente scongelati solo dopo che la donna he terminato le cure contro il cancro. «Per le donne che hanno meno di 35 anni, un singolo trasferimento di embrioni è il modo più sicuro di utilizzare la fecondazione in vitro per rimanere incinta in modo da evitare gravidanze multiple», continua Gupta.

Congelamento del tessuto ovarico
Per congelare il tessuto ovarico è necessario rimuovere una parte dell’ovaio attraverso la chirurgia laparoscopica. Dopodiché il personale addetto taglierà il campione ottenuto in tante piccole strisce e lo sottoporrà a basse temperature. In questo modo si ottiene un numero altissimo di uova immature per un utilizzo futuro. Una volta scongelate e reimpiantate le uova proseguono la loro maturazione.

Se la donna non è fertile
Infine, se la chemioterapia ha danneggiato completamente la fertilità di una donna, l’unica opzione disponibile è quella di accedere a una donazione di uova.