16 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Sanità

Una persona su due non rispetta le indicazioni del proprio medico: ecco perché

Sono sempre meno le persone che rispettano le indicazioni del proprio medico curante. Ecco i motivi per cui accade e le soluzioni

Pochi rispettano le indicazioni del proprio medico
Pochi rispettano le indicazioni del proprio medico Foto: Shutterstock

Siamo arrivati a un momento storico in campo sanitario. E le ultime polemiche relative ai vaccini lo dimostrano. Ma non solo: recenti stime ci dicono che la maggior parte delle persone si affida a informazioni online rimanendo spesso vittima delle cosiddette fake news, alias bufale. Forse proprio per questo a volte riescono a fare autodiagnosi trovandosi persino in disaccordo con quanto dichiarato dai propri medici. E questo modo di auto-promuoverci temporaneamente esperti della salute, spesso ci porta a non rispettare le indicazioni del nostro medico curante. Per quale motivo accade tutto ciò? Una probabile risposta ci viene fornita dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).

Chi rispetta le indicazioni del proprio medico?
Gli studi più recenti sembrano essere riusciti a dimostrare che solo una persona su due rispetta le indicazioni del proprio medico curante. E questo non vale solo per la tipologia di farmaci, ma anche per quanto riguarda le terapie, lo stile di vita e gli orari da seguire. Paradossalmente, però, il problema non interessa solo i giovani che con maggior probabilità si informano attraverso diversi canali, ma ancora di più gli anziani, categoria che può arrivare al 70% dell’indisciplina.

Perché non funziona il farmaco?
In questo caso ci sarebbe da chiedersi se è il farmaco che non funziona o siamo noi che non abbiamo seguito le giuste indicazioni. «I farmaci non funzionano nei pazienti che non li assumono», come asseriva ironicamente il chirurgo americano C. Everett Koop. Va da sé che la scarsa aderenza terapeutica non può che creare più danni che benefici. Infatti, oltre a costare decisamente di più al Sistema Sanitario Nazionale – allo scopo di rimediare a eventuali effetti avversi – determina anche un allungamento dei tempi di recupero.

Le cause, secondo l’AIFA
L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) – a seguito di un’attenta analisi, è riuscita a stilare una lista di cause. Tra le principali ci sono:

  • Complessità del trattamento e sovrapposizione degli schemi terapeutici, sono troppi infatti i farmaci somministrati e spesso ciò causa confusione nei pazienti;
  • Forma farmaceutica, i farmaci che richiedono una più bassa frequenza di assunzione da parte del paziente si traducono in una compliance migliore, e viceversa;
  • Scarsa conoscenza della propria patologia, con conseguente sottostima degli effetti collaterali legati alla scarsa aderenza terapeutica;
  • Costo elevato con conseguente difficoltà di approvvigionamento dei farmaci;
  • Decadimento cognitivo e depressione, le quali possono portare a un’assunzione ridotta;
  • Scarsa informazione sulle terapie prescritte, con riferimento ai vantaggi delle cure, gli studi e gli effetti collaterali a esse associati;
  • Effetti indesiderati della terapia, i quali sembrano determinare un pregiudizio affrettato e che porta i pazienti a guardare più i danni che i vantaggi di una terapia;
  • Cattivo rapporto medico-paziente, espresso sia in termini di fiducia, sia nell’abilità nel comunicare con efficacia e chiarezza i termini e le restrizioni della terapia.

Più informazione
Essendo che le condizioni, affinché un paziente segua in maniera dettagliata il piano terapeutico, sono estremamente varie vi sono alcune semplici soluzioni adatte a tutti. Le persone dovrebbero, prima di tutto, essere informate in maniera chiara attraverso un linguaggio semplice. Dovrebbero, inoltre, essere esposte con la massima chiarezza anche i danni derivanti da una bassa aderenza.

Coinvolgere il paziente
Ulteriore soluzione è quella di coinvolgere il paziente nelle decisioni terapeutiche promuovendo l’instaurazione di un rapporto di massima stima e piena fiducia. In questa maniera le persone si sentono incoraggiate a porre eventuali domande relative al trattamento. Questo promuove anche un’alfabetizzazione sanitaria.

La piattaforma che ti viene in aiuto
I pazienti sono chiamati a gestire, durante delle visite lampo, una quantità di informazioni enorme che spesso vengono espresso in maniera complessa ma anche confuse. Ecco perché molti sentono la necessità di affidarsi a risorse esterne, le cui più comuni si trovano proprio nel web. Ed è proprio in tale contesto che si pone Thatmorning: una piattaforma chiara e gratuita ideata per permettere ai pazienti di individuare i migliori medici nelle migliori strutture ospedaliere suddivise per area geografica e per problemi di salute.