18 aprile 2024
Aggiornato 19:00
Dieta e infiammazione

Il cibo da fast food? Per il corpo è come avere un’infezione batterica

Quando mangiamo cibo malsano il nostro organismo reagisce come se ci fosse una pericolosa infezione batterica in atto

Cibo da fast-food e infiammazione cronica
Cibo da fast-food e infiammazione cronica Foto: Shutterstock

Il cibo industriale o il cosiddetto cibo da fast food non è sicuramente molto salutare. Questo lo abbiamo sempre saputo, ancor prima che la scienza conducesse indagini in merito. Oggi, tuttavia, abbiamo una conferma sul suo impatto negativo nei confronti della nostra salute. A confermarlo sono stati alcuni scienziati dell’Università di Bonn che hanno recentemente pubblicato i risultati della ricerca sulla rivista scientifica Cell. Ecco cosa hanno scoperto.

Difese immunitarie aggressive
Secondo quanto è emerso dallo studio condotto dall’università tedesca, mangiare cibo poco sano rende le difese immunitarie estremamente aggressive e il problema si protrae per molto tempo, anche dopo essersi convertiti a una dieta decisamente più salutare. I cambiamenti indotti dal cibo da fast-food durano, quindi, molto a lungo e possono causare diversi tipi di patologie favorite dall’infiammazione cronica, tra queste arteriosclerosi e diabete.

Lo studio
Per arrivare a tali conclusioni i ricercatori hanno condotto una ricerca su modello animale, alimentando i roditori con una dieta ricca di grassi, zuccheri e pochissime fibre. A seguito di questo genere di alimentazione gli animali hanno sviluppato una risposta infiammatoria estremamente elevata in tutto il corpo. Esattamente come accade quando si è colpiti da un’infiammazione batterica. «La dieta malsana ha portato a un inaspettato aumento del numero di alcune cellule immunitarie nel sangue dei topi, in particolare granulociti e monociti. Questa rappresentava un'indicazione per un coinvolgimento dei progenitori delle cellule immunitarie nel midollo osseo», ha dichiarato Anette Christ, dell'Università di Bonn.

Cambio di dieta
Quando i ricercatori hanno modificato nuovamente la dieta dei roditori somministrando un’alimentazione tipica per questo tipo d animali – ovvero soprattutto cereali – l’infiammazione acuta si è ridotta vistosamente. Entrambe le diete sono durate circa quattro settimane. Tuttavia, è importante sottolineare che la modifica genetica indotta dalla dieta malsana è rimasta anche molto tempo dopo la conversione a un’alimentazione integrale. «Gli studi genomici, infatti, hanno dimostrato che la dieta «occidentale» aveva attivato un gran numero di geni nelle cellule progenitrici, tra cui i geni responsabili della proliferazione e della maturazione», spiega il Prof. Dr. Joachim Schultze della Life & Medical Sciences Institut (LIMES) presso l'Università di Bonn e il Centro tedesco per le malattie neurodegenerative (DZNE).

Il sensore fast food
I ricercatori sono anche riusciti a identificare una sorta di sensore che individua i cibi da fast food. Questi si trovano nelle cellule immunitarie in modo da colpire direttamente il cibo che ritengono pericoloso. A seguito di ciò si evidenzia infiammazione. Gli scienziati hanno quindi analizzato 120 campione di sangue trovando prove genetiche riguardo l’ormai famoso inflammasoma NLRP3. Gli inflammasoni sono complessi di segnalazione intercellulare in grado di riconoscere gli agenti infettivi. In sintesi, il cibo da fast-food (o il cibo industriale) costringe il corpo a reclutare un intero esercito immunitario al fine di ritrovare equilibrio e benessere. Il fatto che anche dopo aver modificato la dieta le cellule immunitarie rimanessere comunque particolarmente attive, era dovuto al fatto che molti geni risvegliati dal continuo consumo di cibo da fast food erano ancora attivi.

La memoria delle cellule
«Solo di recente è stato scoperto che il sistema immunitario innato ha una forma di memoria», spiega il prof. Dott. Eicke Latz, direttore dell'Istituto per l'immunità innata dell'Università di Bonn e scienziato del DZNE. «Dopo un'infezione, le difese del corpo rimangono in una sorta di stato di allarme, in modo che possano rispondere più rapidamente a un nuovo attacco».

Modifiche del nostro DNA?
Gli scienziati fanno notare che oltre alla risposta infiammatoria acuta che diminuisce al cambio di dieta, mangiare in modo errato ha conseguenze a lungo termine sul nostro sistema difensivo. In pratica viene modificato in maniera permanente il modo in cui le informazioni genetiche vengono modificate. Il materiale genetico, infatti, viene immagazzinato nel DNA. Ma ogni nostra più piccola cellula contiene diversi filamenti di DNA della lunghezza di circa due metri. Purtroppo però, questi ultimi sono avvolti intorno ad alcune proteine presenti all’interno del nucleo. La conseguenza è che molti geni non si riescono a leggere perché inaccessibili. Quindi se mangiamo in modo poco salutare tali pezzi di DNA (nascosti) cominciano a rilassarsi in modo tale da essere letti più facilmente, anche se il corpo aveva previsto che dovevano rimanere nascosti. Secondo il dottor Latz è «l'inflammasoma a innescare tali cambiamenti epigenetici. Il sistema immunitario reagisce di conseguenza anche a piccoli stimoli con risposte infiammatorie più forti».

La soluzione? Cambiare dieta
Anche se ormai il meccanismo è stato innescato, l’unica soluzione possibile è quella di passare a una dieta sana, ricca di vegetali e fibre e povera di alimenti raffinati e riscaldati. «Le basi di una dieta sana devono diventare una parte dell'educazione molto più importante di quella attuale, solo così possiamo immunizzare i bambini in una fase precoce contro le tentazioni dell'industria alimentare. Mangiando ogni giorno, dovremmo consentire loro di prendere decisioni consapevoli riguardo alle loro abitudini alimentari», concludono gli scienziati.

[1] Western Diet Triggers NLRP3-Dependent Innate Immune Reprogramming - Anette Christ12, Patrick Günther12, Mario A.R. Lauterbach, Peter Duewell, Debjani Biswas, Karin Pelka, Claus J. Scholz, Marije Oosting, Kristian Haendler, Kevin Baßler, Kathrin Klee, Jonas Schulte-Schrepping, Thomas Ulas, Simone J.C.F.M. Moorlag, Vinod Kumar, Min Hi Park, Leo A.B. Joosten, Laszlo A. Groh, Niels P. Riksen, Terje Espevik, Andreas Schlitzer, Yang Li, Michael L. Fitzgerald, Mihai G. Netea, Joachim L. Schultze, Eicke Latz13,'Correspondence information about the author Eicke LatzEmail the author Eicke Latz